mercoledì 20 dicembre 2017

Aste Immobiliari greche


Ultime notizie dalla Grecia: ‘’Il coltello alla gola di un disoccupato per un debito di € 1.319 e 10 centesimi è stato posto dall'agenzia delle entrate della città greca di Agrinio, procedendo al sequestro forzato della sua proprietà, che è la sua prima residenza.’’

L'incidente è diventato noto dal sito di Agrinio (agrinionews.gr) e presto la notizia ha invaso internet in un periodo particolarmente delicato per quanto riguarda il modo in cui il governo greco affronta persone che sono ai limiti della sopravvivenza.

Ci sono migliaia di tali sequestri, il cui scopo principale è intimidire coloro che hanno debiti all' Amministrazione fiscale, per andare a pagare o per entrare in un accordo.

Secondo una legge votata dal governo greco alcuni mesi fa, è previsto che le aste immobiliari per debiti non pagati all’ufficio delle entrate possano ora essere effettuate con prezzi di partenza non sulla base del valore di locazione degli immobili, ma sulla base dei valori del mercato fondiario che attualmente sono molto piu inferiori, come nel caso di Agrinio.

Questa legge lascia la prima casa praticamente priva di protezione. Ormai potrai perdere la tua casa per un debito che non supera i 500 euro. E la potrai perdere con un solo ‘’click’’, dato che il governo, sotto gli ordini della troika, ha stabilito nuove misure: aste online.

Ma questo ‘’tsunami’’ dei prestiti rossi non è per colpa delle famiglie popolari che hanno preso mutui per costruire una casa per la loro famiglia, ne colpa degli agricoltori o dei piccoli imprenditori che hanno ricevuto prestiti per salvare le loro imprese.

Unici responsabili sono le banche-strozzini che vendono prodotti diffettosi con dei costi nascosti e le politiche di austerità estrema dei memorandum, imposte dalla Comunità Europea, cha hanno strangolato ogni opportunità di rimborsare i prestiti.

Il debito pubblico, che si gonfiava per salvare le banche con la continua ricapitalizzazione scandalosa, è stato caricato sulle spalle degli strati popolari.
Nonostante tutto, esiste una rete di solidarietà sociale molto forte che si organizza manifestando contro le aste elettroniche ed effettuando seminari aperti a tutti nella zona storica di Exarcheia di Atene, con lo scopo di divulgare i termini legali ed economici di ogni annuncio d'asta in modo che alcuni concetti siano compresi da sempre più gente solidale. Una conoscenza che sarà poi trasferita sulla fronte delle loro lotte.

Un po’ di tempo fa, il gruppo dei hackers così chiamati ‘’Anonymous Greece’’ hanno hackerato il sito della pubblicazione elettronica delle aste e della Banca di Grecia, e hanno pubblicato gli archivi della Banca di Grecia e del Ministero dell’ Interno.


Finora il movimento contro le aste delle case ha raggiunto risultati tangibili a favore degli interessi popolari e, sulla base di questi risultati, è riuscito a cancellare la maggior parte di esse.

Olga

giovedì 26 ottobre 2017

Noi stiamo con il Popolo


In quanto Populisti noi siamo con il Popolo, siamo il Popolo.

Non la “Gente” come spregiativamente viene etichettato, ma con il Popolo.

Quello che soffre, che lotta, che sbaglia, che puzza.

Quello sporco, menefreghista, impaurito, terrorizzato dal presente e dal futuro.

Quello condannabile per gesti orrendi, quello ignorante negli atteggiamenti e nei pensieri, quello individualista, quello ricattatore.

Perché per noi ogni manifestazione del Popolo, soprattutto quelle nelle quali dimostra la sua peggior natura, è un grido di dolore, di sofferenza, di richiesta di aiuto.

Non siamo come quelli che vogliono educarlo con massicce dosi di olio di ricino, di propaganda, di retorica qualunquista, di intellettualismo.

Per noi il quindicenne che non conosce la Storia Occidentale recente e ne usa la vergogna per 
autodeterminarsi all’interno di un gruppo è una parte di Popolo da salvare, anche con la condanna e la reclusione. Ma riteniamo che sia da salvare anche il quindicenne che subisce un sistema scolastico utile solo a farne un “drogato” di efficienza e competitività piuttosto che un uomo ed un cittadino.

Per noi chi sostanzia nella pratica l’idea che esista una sudditanza femminile all’imperio maschile è una persona a cui bisogna insegnare la comunanza, la condivisione, la socialità. Magari anche coercitivamente. Ma riteniamo che lo si possa fare solo se a tali persone presentiamo una società equa, partecipativa, accogliente, sensibile ai bisogni ed alle paure.

Condanniamo chi, del Popolo, non vuole pagare il prezzo economico della partecipazione ad un sistema sociale, ma è per noi necessario allo stesso tempo evidenziare come tale prezzo, tale partecipazione sia iniqua, sperequativa e vessatoria in favore di elites il cui approccio alla socialità è ben peggiore.

Rifuggiamo i giudizi che verso il Popolo vengono gettati dall’alto, da salotti profumati ed esclusivi, dalle cattedre universitarie classiste, dal benessere nepotista. Nessuno di questi signori può permettersi di valutare le azioni popolari dalla sicurezza della propria posizione.

Questi signori dovrebbero sapere che “Odio genera Odio” e che commettono lo stesso errore del quindicenne di cui sopra: la Storia va studiata, analizzata, compresa.

Tutto ciò è già successo.

Noi stiamo con il Popolo, per creare un argine, per incanalarne le forze verso uno sforzo migliore.


Perché sappiamo cosa può fare un Popolo se messo con le spalle al muro.

Roberto

lunedì 23 ottobre 2017

L'indipendenza delle banche centrali e la faccia come il culo.




Sul caso di Renzi e della sua maggioranza che attacca il governatore della Banca d'Italia Visco crediamo che in questi giorni si siano spese fin troppe parole, ma praticamente nessuna di buon senso.
Sentiamo il bisogno di fare chiarezza su quello che riteniamo essere il vero significato politico di questa vicenda.

Cosa fa la malavita organizzata coi propri "becchini", quelli che ripuliscono e fanno sparire le "prove" delle malefatte dell'organizzazione, quando si comincia a subodorare una possibile malaparata?
Le organizzazioni malavitose in questi casi rischiosi si mettono di solito al riparo dai rischi di essere sgamati, facendo sparire il "becchino" e con lui il ricordo delle prove.
Questo è il vero significato di questa vicenda, perché è chiaro che tra la crisi senza fine del Monte dei Paschi di Siena, di Banca dell'Etruria e sulla schifezza delle banche venete salvate mettendoci 17 miliardi di euro di soldi nostri ma applicando come sempre il principio della privatizzazione degli utili e della socializzazione delle perdite, il governo e Renzi hanno pesantissime responsabilità politiche. [ responsabilità politiche e giuridiche sono cose diverse. Delle seconde si occupa attualmente la commissione parlamentare d'inchiesta, anche se averla fatta presiedere da Casini mostra solo una volta di più la volontà di strangolarne a priori i possibili esiti politicamente scomodi ]
E' infatti notorio che alcune di queste cordate bancarie sono state anche supporter e bancomat dell'ascesa politica della cordata toscano-bancaria facente riferimento allo stesso Renzi e alla Boschi.
Nello stesso tempo è chiaro che chi avrebbe dovuto controllare ha spesso chiuso un occhio e a volte anche tutti e due.
Insomma, da una parte è solare la malafede politica del governo ma contemporaneamente è indifendibile anche il governatore della Banca d'Italia.

Questo è a nostro avviso il senso profondo del tentativo di Renzi di silurare il governatore Visco.

Da questa vicenda, come già detto, la deduzione generale e di principio che dovrebbe riguardare sempre tutti è che la storiella dell'indipendenza della Banca Centrale di un Paese è sempre stata niente altro che un paravento per nascondere "dipendenze inconfessabili"; questa cosa si sana soltanto con una ritorno ad un rapporto di dipendenza sano, a viso aperto, con un mandato politico e obiettivi chiari da perseguire, che siano legittimati da un consenso popolare apertamente espresso.
Il caso di cronaca che abbiamo di fronte però ci dice anche qualcosa sull'intero scenario politico italiano.

1. Il PD è chiaramente il terminale politico e la fogna del potere finanziario. Un popolo alle spalle non ce l'hanno più: solo banche e clientele territoriali. Fine della favoletta.

2. M5S vedremo se saprà approfittare di questa fatto che spiega moltissimo; ma visto che in prossimità delle elezioni hanno deciso di democristianizzarsi totalmente, tenderemmo ad escludere che riescano a balbettare alcunché di rilevante, astenendosi dal segnare un rigore a porta vuota.
E anche questo la dice lunga...

3. Cdx e Lega silenti, perché per loro in fondo tutto questo è normale; in altri momenti il lavoro sporco del PD lo hanno svolto loro e a breve torneranno a svolgerlo, tutti insieme appassionatamente.
Una prece per gli imbecilli che li considerino in qualsiasi modo alternativi.

4. Le sinistrine non si sono accorte di nulla perché sono impegnate nei litigi unitari.
Ormai sono totalmente estranei e avulsi dal pianeta terra.

5. La Falcone fa assemblea.

6. MDP nonché Montanari ( ma non poteva rimanere a occuparsi di storia dell'arte? ) buoni unici in questo scenario che sarebbe ridicolo se non prevalesse la dimensione tragica, invece di accusare il PD di seppellire morti e prove, dopo aver fiammeggiato contro l'indegnità dell'operazione si astengono ( ma dai? ) e argomentano sostenendo la necessità dell'indipendenza della Banca Centrale.
Insomma, i d'alemaniani confermano di essere niente altro che il "partito tedesco", scissione del PD da destra, e Montanari di non averci capito una beata fava.
Cioè adottano l'unica posizione totalmente indifendibile e in assoluto quella più pro status quo.

Ma di che cazzo stiamo parlando?

Il Collettivo Populista UPUC.

venerdì 13 ottobre 2017

Solidarietà per lo sciopero studentesco.



Oggi, 13 Ottobre 2017, in numerose città italiane gli studenti e le studentesse medi superiori hanno scioperato contro l'oscena buona scuola e l'ignobile strumento di sfruttamento della cosiddetta alternanza scuola - lavoro.
Tale invenzione, la schiavitù postmoderna imposta fin sui banchi di scuola, ben lungi dal realizzare qualsiasi finalità didattica è soltanto uno strumento ricattatorio attraverso il quale i giovani che dovrebbero diventare il futuro di questo Paese, vengono costretti senza guadagnarci nulla - anzi per lo più a spese della società - a fare gratis tutti quei lavori di merda che costituiscono l'orizzonte massimo cui, in un paese sano, avrebbe potuto ambire la ministra Fedeli.

Il piano nel proprio insieme costituito dalla "buona scuola" e dall'alternanza scuola-lavoro che ne è pilastro portante, delinea complessivamente un preciso progetto di trasformazione della società intera e dell'istruzione pubblica.
Quest'ultima viene trasformata in un gigantesco bacino di mano d'opera dequalificata a costo 0.

Tre fregature in un sol colpo.

1. Un altro gigantesco regalo alla cricca imprenditoriale italica, che brilla per incapacità quant' altre mai nella storia. Essa naturalmente non insegna nulla perché nulla ha da insegnare, ma mette giovani studenti in produzione, per sé a costo zero ma coi costi sociali scaricati sulla collettività.
2. Insegnare ai ragazzi che la cosa più importante, e a ben vedere anche l'unica, che si chiede loro è chinare il capo, eseguire e stare zitti di fronte a qualsiasi vessazione.
3. polverizzare ancora di più il potere contrattuale del lavoro dipendente.
In un paese con la disoccupazione, sotto occupazione e sotto retribuzione al 30% del totale, già il potere contrattuale del lavoro dipendente tende a 0.
Se aggiungiamo l'intera popolazione di studenti medi-superiori alla popolazione degli aspiranti lavoratori immessi brutalmente in produzione a condizioni schiavili, essa si annulla totalmente.
Questa è l'idea di società e sviluppo della cricca che ci governa già da troppo tempo.


Carissimi studenti e studentesse: bravi, così si fa!
Il vostro desiderio di non piegarvi e rassegnarvi a questo futuro ignobile e a quest'idea di società e di istruzione è ammirevole e può diventare di esempio al Paese.
Per parte nostra, nel nostro piccolo, vi esprimiamo la nostra massima solidarietà e speriamo di raggiungervi presto per dar seguito a questa giusta indignazione e ribellione.
Tutti insieme, perché questa ingiustizia ci colpisce tutti ugualmente, dai banchi della scuola fino alle difficoltà della pensione, passando per ogni realtà di lavoro.

Non avremo un futuro se non ce lo riprendiamo senza chiederlo per favore; non avremo democrazia e rispetto finché non cacceremo quell'ammucchiata di governanti indegni.



Il Collettivo Populista UPUC.


lunedì 9 ottobre 2017

Astensionismo


Anche noi del Collettivo vorremmo dire due parole due sul prossimo Referendum sull’autonomia lombarda.
Anzi quattro, le stesse che ebbe a dire il Rag.Fantozzi sul palco del cineforum, dopo l’ennesima visione dell’immortale capolavoro del maestro Sergej M. Einstein imposto dal commendator Riccardelli.
Sappiamo di poter ricevere ben oltre i 92 minuti di applausi ricevuto dal suddetto ragioniere, perché riteniamo che sia palese ai più il tentativo propagandistico della Lega.
Sorvoliamo sui tecnicismi ( se avete voglia potete trovarli qui ) ma vogliamo esprimerci più prosaicamente come è nostro stile:
  • Ci hanno sfrancicato i maroni con la necessità di condividere a livello europeo gioie e dolori e poi facciamo di tutto per rendere autonome ampie fette del continente (in base ad una non precisata appartenenza storica).
  • Se il fine ultimo è quello di rendere autonoma una comunità, di sgravarla dalle tasse inique, c’è bisogno di un referendum? Se hai le palle, da politico quale ti vanti di essere, adoperati per questo ed assumitene le responsabilità senza chiedermi tutte le volte cosa ne penso.
  • La democrazia diretta fatta in questo modo a noi del Collettivo fa sinceramente cagare.
  • Tutto quello che propone la Lega va messo nell’indifferenziata, a prescindere.
  • Che poi, se non ci fossero le elezioni l’anno prossimo, col cazzo che avrebbero proposto il referendum (insieme ai minibot con la faccia della Fallaci e alla flat tax).

Dunque il 22 ottobre noi si va al mare, anche se piove e fa freddo.

lunedì 18 settembre 2017

Ola Kalà

Un cumulo di pensieri ritornando da Atene.

Ogni anno, intorno alla primavera, si inizia a chiedere informazioni per la Grecia. Sono le classiche domande da vacanze estive del tipo quali siano le migliori isole, le spiagge, quelle più "nascoste". Si finisce a parlare delle migliaia di chilometri di costa, i piccoli bar sulla spiaggia, la luce delle stelle, i capelli sciolti, camminando a piedi nudi sulla sabbia. Il posto è magico. La luce che inonda tutto, il cielo e il mare e il ricordo di una storia antica che esiste in ogni angolo affascina ogni persona che ha ancora la mente e gli occhi della sua anima aperti (superando la bruttezza della spazzatura buttata qua e la e delle case mezze costruite in giro). Per un attimo è come sbirciare, per vedere la vita com'era qualche decennio fa, prima di iniziare a correre dalla mattina alla sera per pagare le rate del mutuo della casa e dell'auto. Quando alcune cose erano ancora semplici e nessuno stava a guardare gli altri per vedere come si vestiva, cercando di vestirsi meglio per stupirlo al prossimo aperitivo.

Sì, la Grecia conserva ancora questa sensazione ... almeno (si può dire per i turisti che ancora le fanno) le vacanze in Grecia. Perché da qualche parte dietro questa dimensione, c'è un altra Grecia. Solo tu non la vedrai; soprattutto se sei lì solo per quelle due o tre preziose settimane, durante le qualli stai cercando di riposarti su una spiaggia nascosta che neanche tripadvisor conosce (ti hanno detto di andarci i ragazzi del posto).

Non la troverai nel giornale o nelle ultime notizie che leggi, quelle che parlano del "successo greco e lo sviluppo che sta per arrivare dopo tutti i sacrifici di un popolo intero", disposti a rassicurarti che tutto va bene – ‘’Ola Kalà’’ - comunque, si tratta di quello "stato fallito che tuttavia trova lentamente la sua strada" .

Lasciami prenderti per mano per portarti li dove è. Quella sensazione la troverai il Sabato sera, nella zona di Exarchia, in quel quartiere di Atene così centrale e pieno di storia, dove la gente ha lottato per anni contro le dittatture di ogni tipo ...la troverai nello sfogo senza speranza di una decina di ragazzi incappucciati che giocano a nascondino con i corpi armati della polizia. La troverai fra gli amici che hanno combattuto, che cinque-sei anni fa sono usciti per le strade, credendo in quella voce profonda che diceva ‘'sì, saremo in grado di cambiare il corso degli eventi'', che poi sono stati delusi, pensando per un momento di abbandonare tutto e andare via, ma che alla fine sono rimasti. Dopo ogni nuovo viaggio, trovo questi amici sempre più spenti del viaggio prima. Questa volta, in realtà, li ho trovati più rassegnati che mai. Non credono più a niente né a nessuno. Non sanno che ci sia, o ci sarà mai, una soluzione o che saranno mai rappresentati da nessuno. Colui che subisce la violenza più estrema rimane per un attimo stordito. Poi cade in depressione. Alla fine, crede di essere lui colpevole di ciò che gli è successo. Oppure, tanto per dire le cose per il loro nome, te lo fanno credere.

Il centro di Atene "si respira di nuovo" si sente dire, e sì, questo è vero, e non c'è bisogno d’aspettare fino a Sabato sera per vivere quella magica "usciamo in vita" che –credimi-, non l'ho trovata altrove.
Ma guarda un po' meglio: poco lontano dalle luci luminose della strada turistica con le taverne e i musicisti, vedrai quel ragazzo che sta cercando da mangiare dentro i cestini della spazzatura. E nel buffet aperto di un festival sentirai il tuo cuore stringere quando ti renderai conto che alcuni dei volti li hai visti piu di una volta in riunioni simili. Sono persone che si informano dove viene loro offerto da mangiare, solo in questo modo mettono insieme la colazione con la cena. Ci sono persone ben vestite e pulite, che riempiono ogni volta in silenzio una scatoletta di cibo. A casa non c'è nulla che li aspetti.

La chiamano "depressione nazionale" ed è apparsa dopo l'inversione del verdetto popolare al referendum nell'estate del 2015. Il famoso NO che è diventato SÌ a tutto, durante una sola notte.
La Grecia è in recessione dal 2008. La Grecia ha falsificato i dati per entrare nella zona euro, sotto gli ordini sia del primo ministro di allora Costas Simitis che di Goldman Sachs. Negli anni successivi tutti i governi greci hanno continuato a presentare dati falsi.

Poi la storia di successo di Antonis Samaras ha causato una sconfitta nelle elezioni del gennaio 2015.
Nel caso della Grecia, la "soluzione" alla crisi (causata deliberatamente) era la Troika, attraverso il quale memorandum è stato lanciato il sequestro dei beni comuni. Allo stesso tempo ancora oggi molti greci sostengono che l’unica responsabilità del fallimento è proprio il loro.

Il governo di oggi si vanta del successo e parla di crescita, mentre la società continua a morire lentamente. Gli obiettivi politici di SYRIZA (ditta specializzata nella creazione di una realtà virtuale) sono evidenti. Allo stesso tempo, è stato creato un nuovo profilo per Alexis Tsipras, il "serio" primo ministro che ha salvato il paese dai memorandum e apre la strada per uno sviluppo "giusto".
Pochi giorni fa il centro di Atene è stato paralizzato a causa della visita del presidente francese Makron. Il governo greco ha festeggiato perché il paese è stato visitato da un altro sostenitore del centro estremo che sostiene di poter ‘’riformare l'Unione europea da dentro’’. Un banchiere che appena ha preso la sua carica si é messo a distruggere i diritti dei lavorativi francesi, raggiunti dopo lotte sanguinose.

L’opposizione sta guardando a disagio, senza aver nulla da dire e dimostra di essere chiaramente inferiore alle circostanze. Allo stesso modo a disagio è il centro-sinistra che viene riorganizzato senza avere nient’ altro da proporre.

Più inquietante di tutti gli argomenti, la realtà è che il popolo greco sta guardando, senza poter vedere il "cambio di pagina" ovunque nella vita reale.

I greci, per la maggior parte giovani laureati, continuano a fuggire all'estero, le aziende continuano a chiudere, la disoccupazione è arrivata al cielo, il paese continua a sciogliersi in aria ed i cittadini cercano di sopravvivere, ognuno ormai da solo, in maniera individualista.
Gli unici che hanno motivi di presentare l'economia del paese in crescita sono i dirigenti del rispettivo governo. Ma ovviamente anche quelli che vogliono portare la situazione sulla stessa strada anche all'estero.

La Grecia ha bisogno di un piano per uscire dal disastro ormai da anni, ma questo piano non esiste. E chiunque osa proporre qualcosa (l’uscita dal’euro per esempio) è un traditore.
Una società disorientata dai partiti, contro i quali non può difendersi perché hanno abusato la Costituzione in tale livello per servire solo i loro interessi. Un paese terrorizzato dopo il brutale assassinio della sua ultima speranza nel mese di Luglio 2015, convinto che non c'è alternativa al memorandum, se vuole restare nella zona euro, e immerso nella colpa, è improbabile che possa trovare una via di uscita dalla crisi.

Un instupidimento completo, con i media che manipolano la folla, facendo credere che le decisioni prese siano dolorose ma saranno a beneficio di tutti. E, d'altra parte, questa manipolazione non solo non costa niente ai manipolatori, ma produce invece profitti per loro stessi e per coloro che essi rappresentano.

Caro lettore, non ti avrei scritto tutto questo se non avessi trovato molti paragoni simili, stesse dinamiche politiche e sociali, fastidiose e preoccupanti nel tuo paese. La manipolazione dei media, la fuga dei cervelli all'estero, la distruzione dei diritti dei lavoratori e quant'altro.
Gran parte di ciò che sta succedendo qua in Italia, mi ricorda l’inizio del nostro crollo in Grecia. Per questo, stai per favore in guardia, ogni volta che ti rassicurano che i sacrifici sono necessari per un futuro migliore che verrà. E che tutto andrà bene.


In Grecia si usa molto una frase: Ola Kalà, che vuol dire tutto bene. No, invece, questo futuro non verrà, niente ‘’Ola Kalà’’. Non lasciarti ingannare. Ed è meglio rendersi conto adesso e fermarlo. 

Solo tu stesso lo puoi fare.

Olga

domenica 16 luglio 2017

La democrazia al tempo dei nuovi oligarchi.

I potenti mettono in mostra la propria idea di democrazia.
Sulla democrazia, la piccola borghesia italiana nel cui cuore sono solo bruchi e fascismo, la tecnocrazia e tutti quelli che rimpiangono un duce che pensi al posto loro - che, si badi bene, sono categoria molto più ampia e trasversale dei nostalgici del ventennio - e infine sul decreto Lorenzin e il progetto di legge Fiano.

Negli ultimi anni il filologo e storico Luciano Canfora ha scritto numerosi libri riflettendo sul rapporto tra democrazia e oligarchia, analizzando la questione alle origini della storia della democrazia stessa, evidenziando implicitamente come i problemi della democrazia siano sempre rimasti i medesimi e suggerendo anche che la riflessione sull'antica democrazia ateniese ci potrebbe aiutare a capire meglio vari problemi odierni perché il dibattito non era avvelenato da tutte le incrostazioni ideologiche successive con le quali ci misuriamo oggi ma andava direttamente al cuore del problema.
Uno dei falsi miti che Canfora ha smontato è quello del Socrate buono, martire del libero pensiero, ucciso dai bigotti e dai conformisti che non accettavano il pensiero critico.
Socrate venne condannato a bere la cicuta in un processo ipocrita, perché non si volle formulare troppo apertamente l'accusa che era di natura politica ma niente affatto infondata ricorrendo invece a prestesti.
Socrate era infatti stato la levatrice ideologica del traditore della democrazia ateniese Alcibiade, era stato il maestro e l'ideologo dietro Crizia, capo degli oligarchi e dei trenta tiranni e del di lui nipote Platone, il quale sistematizzò l'idea che nasceva con Socrate per cui il governo non dovesse essere del popolo e le regole non si dovessero basare su un processo decisionale ampio e fondato sul consenso, bensì ristretto e costruito sulla saggezza di chi sa, come corpo isolato ed elevato rispetto al popolo.
Il governo dei saggi, che in ragione della propria autoproclamata saggezza - elitaria per definizione - avevano il sacrosanto diritto anche di essere dispotici.
Il governo dei saggi, che guarda il caso si restringeva sempre al governo di chi ha tempi e mezzi per vivere nel culto del bello e dello studio, perché è ricco e non ha bisogno di lavorare facendo lavorare gli altri al posto proprio.

Nella transizione di potere dalla democrazia ai 5000 prima teorizzati da Teramene, che poi in realtà non furono mai più di 3000, per poi restringersi ulteriormente a 400 e culminare nei 30 raccolti intorno a Crizia, si inscriveva la storia di un immane massacro.
Non solo la guerra persa contro Sparta e il disfacimento dell'impero marittimo ateniese ma anche gli assassini politici, la repressione violenta degli oppositori al governo dei saggi, il popolo minuto, il popolo dei lavoratori e delle lavoratrici, dei poveri e sdentati, di quelli che non avevano studiato musica e filosofia ma una saggezza l'avevano lo stesso: la saggezza di chi testimonia la durezza del vivere coi calli sulle mani.
Nel nome del governo dei saggi e per fare in modo che i saggi, cioè i ricchi possidenti e gli oligarchi, non potessero più essere giudicati dal popolo nel tribunale democratico per le proprie malversazioni, a migliaia vennero sterminati finendo per dimezzare la popolazione della città.

Perché il governo dei saggi non è una cosa giusta?
Perché in una democrazia, fondata su condivisione e consenso, tutte le persone che pagheranno il prezzo delle scelte compiute devono essere compartecipi della determinazione dei fini della politica che la società nel proprio insieme sceglie di darsi.
Perché sono quei fini che descrivono la società nella quale, prese la decisioni, tutti si vive.
Questo non è un rifiuto aprioristico del coinvolgimento nelle istituzioni e nelle scelte di chi abbia consapevolezze approfondite, infatti è normale che per raggiungere quei fini democraticamente definiti occorra padroneggiare degli strumenti complessi e che questa padronanza non sia alla portata di chiunque, ma tecnica e scienza devono essere a disposizione e agli ordini delle finalità sulle quali tutti devono poter decidere e mai il contrario.
Se si esclude dalla determinazione dei fini chiunque non abbia la padronanza dei mezzi che cosa accadrà?
Che il potere di coloro i quali padroneggiano gli strumenti dirà che i fini giusti da perseguire sono solo ed esclusivamente quelli che vanno a vantaggio della ristretta categoria di chi maneggia gli strumenti, cioè i saggi governeranno fatalmente CONTRO la maggioranza, CONTRO il popolo.

Per aver dato paternità e legittimità politica a questa idea Socrate morì.
L'errore fu pretendere di processarlo per ateismo; sempre discutibile ma certamente più onorevole sarebbe stato assumersi la responsabilità politica di condannarlo in quanto padre spirituale e politico di Crizia e quindi costante minaccia dell’ordinamento democratico.
La motivazione sarebbe stata ampiamente sufficiente dato nei canali di scolo della città ancora scorreva, più dell'acqua, il sangue del popolo che gli oligarchi avevano fatto versare.
Questa è in ogni caso la vera motivazione retorica della famosa sentenza della cicuta che pochi ricordano.

Questa idea tecnocratica ammantata dalla scusa della saggezza non è mai morta.
Sopravvive tutt'oggi.
A Bruxelles per esempio: parliamo dei cosiddetti tecnocrati o eurocrati, non eletti da nessuno, non rappresentativi di alcun popolo, non rispondenti ad alcuna opinione pubblica, cosa di cui loro stessi si vantano.
Essi “sanno”.
Per questo decidono, al riparo dal processo elettorale democratico e dalla necessità di dover raccogliere consenso intorno ad un progetto per trasformarlo in azione di governo.
Beh, di certo non si può dire che a loro modo non siano effettivamente preparati.
Tutti quanti hanno compiuto studi avanzati in prestigiosissimi istituti internazionali.
Ma come già ad Atene, se poni i saggi a governare, i saggi si faranno i cazzi propri che fatalmente coincidono coi cazzi dei ricchi e degli oligarchi.
In effetti se aprite un qualsiasi libro di storia e leggete qualcosa di serio sulla crisi del '29, vedrete che è comunemente accettata l'interpretazione che ne diede Keynes che era coevo alla vicenda e che ha descritto in seguito Galbraight.
Tra le cause di quella grave crisi vi erano una cattiva distribuzione del reddito, troppo polarizzato, quindi diseguaglianze e sperequazioni, una cattiva gestione del sistema bancario lasciato troppo libero di organizzarsi secondo piacimento dei propri principali operatori e un errore marchiano di scienza economica, il perseguimento ossessivo del pareggio di bilancio e quindi l'assenza di intervento statale considerato un fattore penalizzante per l'economia.
I tecnocrati di oggi, dall'alto dei loro prestigiosi studi, che cosa stanno facendo se non ripetere errori già noti da 90 anni?
E perché lo fanno?
Perché non lo sanno?
Certo che no, conoscono benissimo il senso e gli effetti dei propri gesti; lo fanno perché alla classe dei saggi, cioè dei ricchi, conviene compiere quelle scelte perché fino a quando essi sono al potere ne massimizzano i guadagni e soprattutto l'autoreferenzialità nell'esercizio del potere stesso.
Essere al potere vuol dire che i costi delle scelte compiute li pagherà sempre qualcun altro.
It's class struggle baby, nothing more, nothing less.

La democrazia non conviene ai saggi, cioè ai ricchi.
La democrazia non è ancora il socialismo realizzato ma ne è la premessa essendo già essa questione di classe; costringendo saggi, ricchi e padroni, come minimo a scendere a patti sul proprio interesse poiché sono costretti a ricercare un consenso che esorbita dalle dimensioni numerica della loro ristretta classe sociale.

Questi principi, di democrazia radicale, di condivisione, di antifascismo, che sono il sale del populismo del nostro collettivo, trovano in questi giorni numerose concrete applicazioni apparentemente scomode ma che noi vogliamo assumerci la responsabilità di affermare apertamente, perché altrimenti che populisti saremmo?

a)
Il progetto di legge Fiano ci sta in culo e non lo vogliamo.
Pensiamo che qualsiasi soggetto politico decente dovrebbe avere il coraggio di dirlo.
Fare i democratici e gli antifascisti è molto facile quando hai il vento in poppa e le decisioni prese ti convengono ma il democratico vero si vede quando piove merda.
Quando tocca assumersi la responsabilità di una decisione scomoda che non ti conviene, quando la merda in faccia te la prendi tutta ma scegli di farlo perché tenere il punto sul principio è più importante.
Posto che per tutelare la Repubblica dal pericolo di una ricostituzione dei partito fascista esistono già tutte le leggi necessarie ( XII disposizione finale della Costituzione, Legge Scelba del 1952, Legge Mancino, in realtà già anche troppo ampliabile ed interpretabile ) e che non avremmo nulla in contrario ad una applicazione delle leggi esistenti per sciogliere partiti come Casapound, riteniamo inaccettabile che un ordinamento democratico si dia una legge che pretenda di portare alla sbarra degli imputati le idee, anche le più abiette, e processarle.
Se l'ordinamento penale non si limita più a ricostruire fatti e attribuire responsabilità in base ai fatti ma processa idee con gli inevitabili margini di interpretazione e quindi condanna anche aspirazioni ed intenzioni non solo fatti reali, questo in realtà è già fascismo.
Siccome crediamo che la saldezza della democrazia vada difesa senza se e senza ma, noi affermiamo che in democrazia non si adottano leggi fasciste per liquidare gli avversari politici, quand'anche questi fossero fascisti.
Meglio un fascista libero di parlare o vendere paccottiglia che il PdL fiano nel codice penale.
Con un simile provvedimento ci appare evidente il fatto che il potere costituito, di fronte alla propria crisi di legittimità e rappresentatività, non stia facendo altro che premunirsi dotandosi di strumenti penali che gli permettano la repressione di qualsiasi dissenso.
Agli antifascisti mal informati, molto simbolici e di poca sostanza, che guardano più alle forme esteriori che ai contenuti e soprattutto subiscono il ricatto morale e scomunicativo delle sinistre-paccottiglie che pensano di praticare antifascismo dotando lo stato di una legislazione fascistoide, ricordiamo che già il governo Adenauer in Germania procedette nello stesso modo nel 1951 ed il risultato non fu soltanto la messa al bando del piccolo partito – effettivamente neonazista – SRP ma soprattutto nel 1956 la messa al bando del Partito Comunista Tedesco, KPD, il quale da solo si era opposto al nazismo in forma organizzata versando uno spaventoso tributo di sangue.
Per mettere al bando il partitello dei neonazisti, il potere fu felicissimo di poter mettere al bando anche il partito dei comunisti che al nazismo si era opposto, con uno strascico di 250.000 procedimenti penali e 15.000 sentenze di condanna.
Il punto è sempre lo stesso: se si permette a uno stato di dotarsi di leggi contro l’espressione di opinioni poco importa quanto si circoscriva inizialmente il provvedimento: fatalmente si uscirà dalla democrazia finendo per assistere alla messa al bando di qualsiasi tipo di alterità politica antisistemica.
In democrazia le idee abiette si combattono e sconfiggono con metodi democratici e rispetto alla ricostituzione di un partito fascista già siamo sufficientemente protetti.

b)
Il nostro collettivo ha deciso che siccome siamo populisti, vogliamo stare dalla parte del popolo che ha riempito la piazza di Pesaro per protestare contro la legge mostro del ministro Lorenzin.
Al nostro interno abbiamo discusso e ci siamo confrontati democraticamente: abbiamo deciso che non ci importa la posizione che ciascuno di noi ha sulla questione dei vaccini, chi contrario, chi favorevole, chi dubbioso, chi quello che vuole.
Abbiamo piuttosto deciso che la questione rilevante sul piano politico è l'insopportabile paternalismo autoritario con la quale questo provvedimento è stato imposto; un paternalismo autoritario certamente fascistoide.
Anche in questo caso riteniamo che per essere decenti si debba avere il coraggio di dirlo.
Non ci interessa se qualcuno, individualmente, possa credere anche agli UFO o all'uomo falena o alle teorie del complotto.

Ciò che ci interessa affermare è un principio non negoziabile secondo la nostra idea di democrazia: le scelte pubbliche devono sempre fondarsi sulla rappresentatività di chi prende le decisioni, sulla trasparenza delle informazioni fornite all’opinione pubblica, sulla disponibilità delle istituzioni a rispondere ai dubbi e le questioni che possono sorgere, sulla condivisione dei principi.
In questo caso chi ha preso le decisioni è moralmente e politicamente del tutto delegittimato. La trasparenza delle informazioni fornite è stata a dir poco risibile e contraddittoria.
La disponibilità a discutere i contenuti semplicemente non c’è stata e la condivisione delle scelte è stata sbandierata dal governo come cedimento di fronte al complottismo, cioè una volgare reductio ad Hitlerum di una questione ben più seria di cui in realtà il governo è il primo colpevole: la gente non si fida delle scelte prese dalle istituzioni perché esse sono delegittimate dai propri stessi comportamenti. Rispondere sempre e soltanto adottando la postura del Marchese del Grillo, alla “io so’ io e voi non siete un cazzo” ovviamente non può che aumentare la sfiducia.
La rivendicazione più forte di quella piazza era affermare ai potenti che non possono trattare il popolo come una mandria di buoi con l’anello al naso; i governanti devono giustificare le proprie scelte per costruire una condivisione, non ergersi sul pulpito dei saggi e rivendicare il potere dei tecnocrati.
Tale principio è sacrosanto e noi lo adottiamo, anche a costo di generalizzarlo fino al punto di dire che è meglio sbagliare col popolo che avere ragione leccando il culo ai potenti, ai Baroni e a tutta quella manica di stronzi che si sente troppo in alto per doversi spiegare e per essere così umile e democratica da confrontarsi con la necessità di costruire un consenso.
Senza consenso, in democrazia, non si prendono neanche le decisioni giuste perché è già la mancanza di aver costruito un qualsivoglia consenso a renderle sbagliate.
A priori!
Sia infine detto – per inciso – che noi siamo populisti ma non siamo ignoranti e se la giustificazione morale e politica di dover procedere con mezzi autoritari è sventolare emergenze senza avere spiegato cosa determinerebbe l’emergenza, perché “noi siamo quelli che sappiamo” e “la scienza non è democratica” quindi “voi plebei dovete soltanto obbedire, eseguire e tacere”, la nostra ovvia conclusione è che abbiamo davanti soltanto cialtroni che sparano cazzate.
Le ragioni di una campagna sanitaria potrebbero anche esistere, ma come fai a credere a un ministro che si giustifica prima vaneggiando di tetano che si attaccherebbe da bambino a bambino ( lo sanno anche i sassi che il tetano non si trasmette così, ma quella fa il ministro ), poi di immigrati infetti a milioni che porterebbero le malattie ( non era del PD? Questa sparata sembrava degna di Forza Nuova ), che mette dirigenti della Glaxo ai vertici organizzativi della sanità pubblica, che smantella il servizio pubblico fondato su un rapporto stabile e duraturo col proprio medico di famiglia anche per rispondere ai dubbi dei cittadini, promuovere e diffondere un approccio seriamente scientifico, ma che a fronte dello scetticismo di vari medici invece di discutere pubblicamente impone una gestione paramilitarizzata dell’ordine medico?
In tale contesto non vi è nulla di complottistico nel non fidarsi, nel sospettare che i medici vengano costretti a seguire protocolli le cui procedure rispondano più a interessi politici che ad evidenze scientifiche.
Questi irresponsabili stanno minando qualsiasi possibile fiducia nelle istituzioni per poi bollare con epiteti infamanti chi non voglia fidarsi.
Su chi poi sostenga che la scienza non sarebbe democratica riteniamo non ci sia bisogno di prenderlo a schiaffi coi libri di Lakatos, Kuhn, Russell o Feyerabend sui problemi epistemologici per capire quale ne sia l’orizzonte ideologico sotteso: l’aspirazione del governo dei “saggi” perché il popolo è ignorante e bue, l’abitudine baronale di avere intorno solo leccaculi che più la spari grossa e più ti leccano, l’aspirazione alla tecnocrazia, di cui già Crizia 2500 anni fa e Bruxelles oggi.
Noi con costoro non staremo mai.
Noi siamo nel popolo, abbiamo ogni giorno i normali problemi del popolo, e stiamo col popolo: la facciamo li dentro la battaglia politica per capire quale cosa sia più giusta sostenere, partendo dal principio indiscutibile che nessuno ha diritto di trattare il popolo come una mandria di buoi con l’anello al naso.
Se si sbaglia pazienza, meglio sbagliare democraticamente che inchinarsi davanti a chi ragiona come se l’epistemologia non esistesse solo perché ammetterne l’esistenza significherebbe ammettere che il proprio pulpito non è il pulpito di Dio, il che è modo di porsi che dimostra solo sete di potere e disprezzo per la democrazia.
Il fatto che molte persone si appiattiscano su questa concezione autoritaria, o per una malintesa interpretazione di cosa sia la differenza tra autorevolezza e autoritarismo, o perché confondono tra scientia cioè padronanza di un sapere tecnico e specifico e sapientia ovvero saggezza e capacità di cogliere relazioni tra diversi problemi e inventarne di nuove, manifesta l’aspirazione a diventare tecnocrate se espressa da chi sta in alto oppure la pigrizia mentale e l’appiattimento sull’idea di dover essere guidati se espressa da chi sta in basso.
Questo è un problema fondamentale della democrazia che innerva la mentalità meschina della piccola borghesia italiana cui il fascismo diede la divisa di orbace e insieme l’illusione di essere, attraverso quella divisa, un qualche stocazzo tanto più importante delle meschinità ignobile, servile e conformista che erano e che sono sempre stati. Si tratta di un atteggiamento autoritario o inemendabilmente subalterno di chi non solo fu il trave portante del fascismo, ma ha continuato a ragionare in termini fascisti, perché continua ad aspettare sempre un qualche duce che pensi al posto suo.

c)
Per tutti questi motivi il nostro collettivo decide che riteniamo essere l’antifascismo un valore troppo importante e troppo attuale sia per non difenderlo dai fascisti, sia per lasciarlo difendere da quella “sinistra” e da tanti antifascisti da operetta, pronti ad essere anche fascistoidi nella sostanza pur di apparire antifascisti solo esteriormente.
Hanno distrutto troppe cose preziose e non gli lasceremo distruggere anche questo.
Nel nome dell’antifascismo oggi non si combatte appiattendosi dietro nuove legislazioni inutili, autoritarie e fascistoidi altrimenti il piddì e i sinistrati ti scomunicano; nel nome dell’antifascismo si combatte contrastando quella società nella quale sul posto di lavoro, come ad alcuni di noi è più volte capitato, il capetto di turno di intima di non rispondergli aggiungendo che questo paese va a rotoli perché i poracci osano rispondere ai padroni.
Hanno reintrodotto la schiavitù e fatto rialzare la cresta al fascismo creando enormi sacche di emarginazione sociale e poi fottendosene di come si viva li in mezzo.
Da questi pezzi di merda servi del capitale la lezione di antifascismo non la prendiamo, rifiutiamo tutte le loro leggi autoritarie e diciamo che l’antifascismo oggi è combattere contro i padroni, contro i baroni,  contro i tecnocrati per la giustizia sociale e tutto il resto è solo sterile folklore.
Per tutti questi motivi affermiamo che noi non vogliamo e non vorremo mai “guidare il popolo”.
Noi siamo dentro il popolo.
Solo costruire insieme a tutti gli altri le condizioni perché il popolo si incazzi per davvero ci interessa.
Chi crede di avere il ricettario di tutte le risposte giuste e preconfezionate è solo un apprendista stregone o un tecnocrate che non ce l’ha fatta.



Il Collettivo Populista UPUC

Il Marchese Fulvio Abbate ha ragione. Questa umanità orribile pensate forse di cambiarla con leggi di questo tipo?

martedì 4 luglio 2017

Se questo è razzismo

[ 4 luglio 2017 ]

Anni passati a sentirsi dire "ma allora tu rivuoi le frontiere, terrore paura e morte, il fascismo, la guerra, il razzismo" e a cercare di rispondere su un terreno razionale: no, guarda, i confini sono sempre esistiti e in una certa misura esisteranno sempre e ringrazia il cielo perché senza quelli non hai politica ma solo gli interessi delle multinazionali e delle banche, il punto è come li gestisci".

Niente.


Bisognava essere europeisti perché la retorica no border o barbarie.
Anni di scomuniche e insulti e te ne fai serenamente una ragione, finché anche tu gli insulti li commini in tempo zero perché tanto chettenefrega ormai e tempo da perdere coi minus habens non ne hai.

Poi in Italia gli europeisti si inventano il decreto Minniti Orlando, intrinsecamente razzista perchè di fronte alla legge gli immigrati hanno differente e ridotto diritto di ricorrere.
Io ho sempre detto che fatti salvi i rifugiati per i quali l'apertura deve essere incondizionata, sull'altro 80% abbondante che arriva bisogna avere la razionalità e il coraggio di ragionare per quote, a maggior ragion se il lavoro non c'è.

Ma questo, per carità, è razzismo.

Stabilire invece ope legis che di fronte alla legge non siamo tutti uguali e i nativi son figli di qualcuno mentre i non nativi son figli di puttana va benissimo e non è razzista.
E Orwell ci fa una sega...

Poi va a finire che un verde progressista europeista diventa presidente della repubblica in Austria, mentre il cancelliere è ancora un socialdemocratico, e prima delle presidenziali militarizzano il Brennero; cosa riconfermata in questi giorni a presidenziali passate.

In Francia hanno appena votato sventolando un fascismo (che non c'era) tra una destra sbirresca e sicuritaria e un'altra destra postmoderna e iperfinanziaria.
Ci han detto sostenete la seconda o guerra terrore e morte, bloccheranno le frontiere, tornerà il razzismo. Anzi, il naziputinismosovranista.

Tutto attaccato, eh.
Non memori del fatto che le frontiere a Ventimiglia erano già bloccate e militarizzate dal socialista Hollande.
Ma tant'è, godetevi Macron. 

Prima cosa ha bloccato l'acquisto dei cantieri francesi da parte di Finmec (e non si capisce perché invece quando i mangiakrauti vengono in Italia a fare shopping nessuno faccia mai altrettanto, a meno che non abbiamo un governo a libro paga), seconda cosa conferma il blocco e la militarizzazione a Ventimiglia.
Che bella la modernità progressista europeista, coi muri anti immigrati presidiati dalla gendarmerie.

Anche a sto giro i fantocci eurosognatori faranno finta di non vedere.
Ah....avesse vinto la Le Pen chissà cosa avrebbe fatto!
Una cosa molto brutta, cioè la stessa identica cosa: COGLIONI!

In Spagna altro paladino della UE confermato, Mariano Rajoy.
Anche sul suo conto gli europeisti fanno finta di non vedere che nelle enclave spagnole in Africa, l'Europa dell'open border dei loro coglioni, si "difende" come io non farei e loro invece fan finta di non vedere, a Ceuta e Melilla: filo spinato elettrificato con l'alta tensione.

Tutto questo mentre sommergiamo Erdogan, notoriamente una bella personcina, con 5-6 miliardi di euro all'anno ripartiti in quota parte su tutti i paesi UE, perchè faccia lui in Turchia il lavoro di sporco di tener chiusa con le stragi la via balcanica, cioè la porta di accesso alla mitteleuropa.

Tradotto: la Germania spende soldi altrui per regolare i flussi in casa propria, pagando un sultano per fare il lavoro sporco lontano da dove i nostri giornalisti vedono.
Poi per fare un po' di maquillageaccolgono un po' di siriani, istruiti qualificati e già abituati a vivere in uno stato laico, perché integrare quelli costa meno.
E laviamoci la coscienza allegramente mentre vendiamo armi ai sauditi!

E ora?
Gentiloni, evidentemente molto autorevole e ascoltato in Europa, sono settimane che piagnucola chiedendo "dobbiamo sapere se l'Europa sugli immigrati ha deciso di lasciarci soli".
La risposta da tutta Europa all'unisono riecheggia: italiani, ATTACCATEVI AL CAZZO.
Mentre le pin up di Juncker servono cognac per correggere il kaffèèèèèè.
Buongiornissimo, Gentiloni, svegliato bene?

TESTE DI CAZZO!

Nell'impero europeo noi siamo la porta di accesso dall'Africa ed è palese da anni che ci stanno usando come stato cuscinetto, la discarica delle contraddizioni, coi trattati di Dublino firmati mentre il leghista Maroni era ministro dell'interno calcolando di poter poi speculare elettoralmente sulle contraddizioni create.

L'avete voluta l'Europa no border?

Eccola qua.

Un impero nel quale la mobilità intraeuropea è garantita non perché siete persone ma perché siete portatori di forza lavoro, fattori produttivi, in una oscena asta al ribasso dove i valori al ribasso son le vostre vite.
E fuori umanitarissimi fili spinati. (con l'alta tensione)
Col vostro paese usato oscenamente come discarica-cuscinetto.

Dove siete ora, che l'Europa ci serviva per "tenere tutte le frontiere aperte"?
Dove siete ora che vien fuori che Europa e Trump sono la stessa cosa, cioè due imperi, che fanno quel che normalmente fa qualsiasi impero?
Dove siete ora, voi che "non si può fare a meno dell'Europa perché i diritti umani e le frontiere aperte"?

Fate schifo, sappiatelo, sepolcri imbiancati.

                                              Enea