venerdì 14 settembre 2018

Salonicco, Settembre 2018. Fiera Internazionale di Salonicco.



Come da tradizione, ogni primo ministro annuncia il suo programma annuale durante questa grande festa. Alexis Tsipras questa volta annunciava la vita fantastica che aspetta i Greci ora che..."il paese esce dal memorandum".


Guardo questa immagine. È una foto che non ho mai visto prima. I blindati della polizia stanno letteralmente entrando in mare. Agiscono come un muro che taglia letteralmente il centro della città dal resto del tessuto urbano. 

Gli episodi a Salonicco hanno ferito per sempre la città. È una vergogna vedere un primo ministro di sinistra raggiungere la città come un ladro e dare l’ordine di affogare una città intera nei lacrimogeni. È una vergogna vedere persone anziane e bambini correre in panico per salvarsi dalle manganellate. È una vergogna lasciare nelle mani dell'estrema destra la gestione di ogni manifestazione.



Il muro continua in tutto il centro storico. Chi ha ordinato questo? Le stesse persone che per ideologia lottavano da decenni contro la repressione e la violenza della polizia, ovvero Syriza. L'arbitrarietà degli organi nell'esercizio del potere.

Una posizione ideologica che era la loro bandiera. Questa volta il governo ‘’di sinistra’’ ha usato il metodo della repressione e del terrorismo per piegare il movimento popolare e la resistenza contro le sue politiche di austerità.
Olga

martedì 12 giugno 2018

Europa, Elezioni, Governi - Per una prospettiva sovranista e socialista - 1


09/06/2018 - Intervento di Enea Boria


SITUAZIONE DETERMINATASI CON IL PERCORSO DI FORMAZIONE DEL GOVERNO



Non ripeto valutazioni già fatte sul risultato di un voto, certamente destabilizzante, nel quale si sono unite grandi aspettative rispetto ad un nuovo corso politico soprattutto al Sud, che rappresenti le necessità delle persone dovute allo stato di grave abbandono e di profonda crisi occupazionale in tali regioni, ad un autentico desiderio di vendetta nei confronti di chiunque abbia governato lo status quo nel corso dell’ultimo decennio.
Dico subito che il governo che alla fine è stato composto ha un profilo tale per cui sarà più semplice opporsi rispetto a quanto era sembrato in via di composizione durante la prima fase dell’elaborazione dell’accordo m5s-lega.
La prima bozza di contratto di governo, che sembrava dovesse essere retta dal prof. Sapelli, era sicuramente molto più avanzata e probabilmente non sapremo se sia stata volontariamente fatta sfuggire dalla trattativa riservata per volontà delle due forze politiche, come operazione di marketing, o se all’interno della maggioranza qualcuno abbia voluto sabotare una opzione troppo avanzata.
Il profilo della sintesi politica infine compiuta a mio giudizio è ugualmente molto serio, ma tuttavia molto meno progredito per due motivi:

1) è molto grave e non va preso sotto gamba il fatto che la rappresentanza del lavoro sia stata assunta, praticamente “vinta in appalto”, da una frazione del capitale. In particolare quello relativamente sconfitto nella recente storia del paese e vittima del ciclo economico, cioè quello dotato di meno proiezione internazionale e relativamente più vincolato all’esistenza di un mercato interno che acquisti i propri prodotti. In particolare, qua nel settentrione, parliamo non tanto della piccola impresa e della micro impresa ma piuttosto della media impresa, che è il vero referente nella società della Lega Nord.
Tale profilo conduce ad una sintesi programmatica più allettante per i ceti popolari rispetto al programma politico del grande capitale, sia industriale con proiezione internazionale maggiore sia finanziario, che è stato ben rappresentato dai vari governi a trazione PD: da Monti fino a Gentiloni, cioè i governi di maggior fedeltà eurocratica.
Più allettante, ma in ogni caso ostile.

2) a differenza della prima bozza programmatica di governo che sembrava rivolta a politiche maggiormente redistributive e indirizzata ad aprire un fronte di lotta piuttosto aspro con le istituzioni europee - ed in tal senso Sapelli sembrava veramente essere la persona giusta - il compromesso di governo attuale ha visto completamente scomparire la prospettiva di conflitto con Bruxelles e si è molto appiattita sulla più classica impostazione politica della Lega Nord. Una Lega ritornata quasi bossiana.

Il dato veramente rilevante è stato piuttosto la mossa del presidente della Repubblica Mattarella il quale si è assunto la responsabilità di sbilanciarsi ben al di la delle prerogative del proprio ruolo in merito al veto sul professor Savona, argomentato su basi squisitamente politiche e non giuridico-formali, costituendo così un grave precedente nella storia repubblicana.
Dato un governo che per l’ennesima volta vuol sotterrare la maggior criticità di questo tempo, cioè la contraddizione europea, il paradosso è che proprio chi voleva rendere a tutti i costi l’Unione Europea intangibile ha in realtà evidenziato maggiormente questo tema, assumendosi la responsabilità di diachiarare che in Italia il TFUE e i trattati comunitari sono legge al di sopra della Costituzione.
Tanto affanno per nulla se consideriamo inoltre che la posizione di Savona, sia per la volontà di sanare il debito pubblico con svendite massive di patrimonio pubblico sia perché contemplava un piano b semplicemente  per avere qualche peso negoziale, era tutt’altro che barricadera.

Insomma, almeno sul piano discorsivo e retorico, al di la della gravità politica dell’atto compiuto, la mossa di Mattarella è sicuramente stata un autogoal che legittima con forza gli argomenti di qualsiasi forza euroscettica.
Sappiamo che essere rappresentati in futuro da un governo sarà un’operazione non solo politicamente difficile ma anche rischiosa, poiché i garanti dell’ordine europeo si son dichiarati disposti a tutto.
Tuttavia il panico delle élite concorre a legittimare questa causa agli occhi dei cittadini, che hanno sempre più gli occhi aperti.

IL MOTIVO DEL NEGATIVO GIUDIZIO SUL PROFILO DEL GOVERNO CONTE

Nel progetto dell’attuale governo degli elementi positivi sono presenti e per questo motivo bisogna sicuramente modulare con attenzione la critica da rivolgergli. 
Non sempre e non tutto andrà osteggiato, ma sono prevalenti degli elementi negativi piuttosto chiari.
Elementi sicuramente pessimi sono:

a) la modalità con la quale è trattata la questione della giustizia. Un esplosivo mix tra la storica vocazione forcaiola e sbirresca della Lega e il moralismo grillino.
Dal ministro della giustizia Bonafede e dalla sua volontà di circondarsi come consulenti da magistrati, alcuni dei quali in servizio, non ci si può aspettare niente di buono, a maggior ragione per il fatto che il suo orientamento è tutto rivolto a potenziare il sistema carcerario. Le carceri sicuramente necessitano di essere ammodernate e non ho certamente intenzione di combattere una lassista battaglia di principio contro la certezza della pena: il problema è che la sola reclusione è estremamente discutibile come strumento di rieducazione e reinserimento e, a monte del critico sovraffollamento carcerario, sarebbe stato necessario domandarsi perché le carceri trabocchino.
A quando un governo che avvi una seria riflessione a proposito dell’inutilità e dannosità di leggi quali la Bossi-Fini alla Fini-Giovanardi, entrambe tra le prime cause del sovraffollamento carcerario?

b) l’elemento che tuttavia mi preme particolarmente sottolineare e che è per noi di maggior interesse, sta nel fatto che si tratta di una sintesi programmatica priva di elementi redistributivi.
La compagine di governo afferma di voler modificare la legge Fornero e l’idea di tornare almeno a quota 100 è sicuramente da sostenere e gode di amplissimo sostegno popolare; si afferma inoltre di voler sostenere il reddito dei disoccupati e questo è un secondo elemento sottoscrivibile rispetto al quale il governo andrà incalzato, non opponendo un muro ma cercando di spingerlo ad essere consequenziale e non elusivo ( dobbiamo ad ogni modo ricordarci che tale proposito impropriamente denominato “reddito di cittadinanza” dal m5s, verrebbe perseguito attraverso un mezzo molto discutibile. Il cosiddetto reddito di cittadinanza dei grillini, già in sé molto discutibile perché equivarrebbe ad una acquiescenza rispetto all’estromissione delle persone dal ciclo produttivo e la marginalizzazione nei rapporti di produzione, incentivando ancor maggiore subalternità sociale, ha anche il difetto di essere molto simile al meccanismo ricattatorio del sistema Hartz IV tedesco )
Soprattutto non si accenna minimamente a voler uscire dalla logica delle supply side economics, cioè delle politiche che presumono di poter risolvere il problema della disoccupazione e dello smantellamento della nostra manifattura operando esclusivamente dal lato dall’offerta; il sotteso è tener fermo l’orizzonte mercantilista delle politiche che si vogliono praticare.

Passando dal PD al governo pentaleghista, o legastellato che dir si voglia, cambia ciò il paradigma da ordoliberismo tedesco in salsa più o meno progressista a Reaganomics con 40 anni di ritardo.
Credo sia cruciale chiarire questo passaggio.

Uno dei pochi che stia elaborando analisi sensate nella sinistra istituzionalizzata è Stefano Fassina, il quale ha recentemente sostenuto in un articolo che occorre realizzare una compagine mossa da patriottismo costituzionale che si opponga a due polarità politiche che ci schiacciano, emarginando ogni reale possibilità di emancipazione di sfruttati e esclusi. Secondo Fassina queste polarità sono il liberismo europeista da un lato – PD, Forza Italia - e il nazionalismo dall’altro.
Ha ragione in parte.
Secondo me la parte imprecisa non è nel definire nazionalisti i pentaleghisti, quanto nel non nominare esattamente l’altra polarità: essa non è semplicemente l’europeismo liberista ma andrebbe definita con maggiore precisione come il fronte degli ascari del nazionalismo economico germanico. Consegue che saremmo di fronte ad una pessima alternativa tra due nazionalismi che si scontrano.
Uno nazionalismo straniero sostenuto dalle nostre élite, una borghesia autenticamente compradora, e un sentimento revanscista incarnato nell’industria del Nord, che è la vera anima di questo governo.

Ciò deve essere spiegato chiarendo il reale significato della proposta della flat tax e del perché essa si inserisca nel proposito di non uscire dal paradigma mercantilista.

“È giusto che chi guadagna di più paghi meno tasse. Perché spende e investe di più… L’importante è che ci guadagnino tutti: se uno fattura di più, risparmia di più, reinveste di più, assume un operaio in più, acquista una macchina in più, e crea lavoro in più. Non siamo in grado di moltiplicare pani e pesci. Il nostro obiettivo è che tutti riescano ad avere qualche lira in più nelle tasche da spendere”. Così Matteo Salvini, ministro dell’Interno, ai microfoni di Radio Anch’io, rispondendo a una domanda sulla Flat tax.
Dobbiamo avanzare una critica rigorosa.


Il concetto espresso da Salvini è un cardine di quell'idea dell'economia che è definita come “supply side economics”.
Essa ha trovato prima massiva applicazione con Reagan negli USA.
Uno dei cavalli di battaglia del pensiero di Reagan era la "curva di Laffer", dal nome di uno dei suoi economisti consiglieri.
Secondo Arthur Laffer, oltre una certa soglia di imposizione fiscale, le tasse disincentivano a lavorare e produrre.
Occorre quindi trovare un regime ottimale abbassando fortemente le tasse, in maniera non progressiva, perché tanto questo non provocherà minori introiti per lo stato ma un aumento esponenziale della base imponibile, inoltre la parte più ricca della società metterà senz’altro a frutto i soldi risparmiati creando lavoro e quindi prosperità che sgocciolerà in parte nelle tasche dei ceti popolari ( trickle down ).


La storia sbugiardò Reagan su tutta la linea; in effetti con la sua politica semplicemente i ricchi poterono arricchire più alla svelta, ma nel bilancio USA aumentò enormemente il deficit e il debito senza per altro che questo corrispondesse ad alcun investimento strutturale compiuto e quindi a nessun ampliamento nell’erogazione di servizi o creazione di nuovi buoni posti di lavoro.
Ad oggi possiamo affermare che appiattirsi sulle leggende della supply side economics è in assoluto il modo più stupido per essere anti-keynesiani.
Non il modo meno efficace, badate, ma proprio il modo più stupido.
La flat tax è concettualmente figlia di queste stupidaggini ( ricordo quanto diceva J. Stiglitz sulla curva di Laffer: una fantasiosa teoria che non ha maggior peso scientifico di uno scarabocchio su un pezzo di carta ).


Volendo uscire da un mero economicismo e sforzandosi di capire il senso politico generale di quanto sta accadendo, questa resurrezione senza resipiscenza francamente anche un po' grottesca della "Reaganomics" in Italia con 40 anni di ritardo, dovrebbe farci capire che il problema è il paradigma di fondo che resta lo stesso di prima, alla faccia del “governo del cambiamento”.
Le supply side economics prospettano sempre soluzioni operate dal lato dell'offerta, non diversamente da quello che hanno fatto Berlusconi un tempo, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni.
Non a caso Salvini ha già detto chiaramente che la reintroduzione dell’articolo 18 o altri elementi che ricostituiscano una buona rigidità contrattuale per i lavoratori, sono propositi non compresi dal contratto di governo.
Lo spirito è sempre lo stesso: smonta il diritto del lavoro, le aziende assumeranno di più, tolti i lacciuoli lavoreremo tutti, guadagneremo meglio per questo motivo e la maggior capacità di produrre delle aziende ad un costo del lavoro per loro più vantaggioso trainerà il benessere generale.
Questo, il governo del "cambiamento" non può dirlo apertamente; suonerebbe effettivamente troppo poco popolare, se non altro perché già troppe volte lo abbiamo sperimentato.
Ma non uscendo dal medesimo paradigma persegue la stessa obiettivo di un Monti semplicemente proponendosi di abbassare le tasse per imprese e alti redditi, invece che direttamente il costo del lavoro.
Scopo di questa operazione?
Avere capacità di penetrazione sugli altri mercati.
Esportare, esportare, esportare.
Cosa che si può realizzare efficacemente quanto meno si redistribuisce ricchezza entro il proprio Paese e quanto meno si tende ad importare, anche perchè i lavoratori non hanno da spendere.
Si prosegue nella logica di farci produrre, per bassi stipendi e con scarse garanzie contrattuali, ciò che non potremo permetterci di comprare.
Nazionalismo economico.
Impoverire i propri lavoratori e scaricare le contraddizioni all’esterno esportando; peggio ancora improntando tutto l’apparato produttivo verso l’export, cioè uno dei principali vizi di fondo che rendono insostenibile l’eurozona.
Esattamente in questo senso il confronto politico in Italia sta avendo luogo tra gli ascari del nazionalismo economico germanico, e un revanscismo nazionalistico del nostro piccolo capitale temporaneamente sconfitto dalla Germania; due fronti che vogliono essere nemesi uno dell’altro rimanendo però all'interno di un identico paradigma mercantilista.

Tale politica non si contesta né difendendo l'euro, cioè schierandosi con gli ascari del nazionalismo commerciale germanico, né diventando codisti rispetto a chi vuol passare dal nazionalismo economico altrui, subìto a senso unico, al nazionalismo economico praticato in proprio.


Si combatte al contrario proponendosi di perseguire un modello sociale e di sviluppo trainato innanzitutto dall'espansione del mercato interno.
Ciò presuppone il liberarsi dalla moneta dei tedeschi, ma presuppone anche il far poi l'opposto di quel che si propone di fare l’attuale governo, senza per altro nemmeno più proporsi di liberarsi dall'euro, cioè redistribuire e tornare allo stato economicamente interventista.


I modelli export lead creino dualismi devastanti sul mercato del lavoro interno ( la Lega è in realtà più secessionista oggi che ai tempi di Bossi, di fatto, perché senza interventismo e senza redistribuzione, con un mega sgravio fiscale di cui si avvantaggerà il solo Nord, il meridione finirà una volta per tutte di andarsene alla deriva ).

Bisogna sottolineare e capire come spiegare alle persone che i modelli produttivi trainati dalle esportazioni sono il vero nazionalismo economico, e si tratta sempre di modelli che prosperano su un modello sociale di drastico e diffuso impoverimento interno.

Notevole inoltre l’ipocrisia di vari esponenti della Lega proprio su questo tema.
“Se non puoi svalutare la moneta svaluti il lavoro”, e questo non ci va bene ( perchè stiamo subendo un attacco dal mercantilismo tedesco ), ma se possiamo intervenire sulla moneta e insieme continuare a comprimere il costo del lavoro con strumenti interni non correggendo nulla nella totale deregolamentazione contrattuale di cui siamo vittime, così da continuare a guadagnare competitività di prezzo e proiezione estera, va invece benissimo.
A che pro, quindi, criticare parametri e norme regolatrici dell’eurozona e il comportamento della Germania? 
Sembra quasi che il problema per la Lega sia strappare la frusta di mano al padronato tedesco per rivendicarne in proprio l’esclusivo utilizzo; peccato non sia noto il parere di chi in entrambi i casi prenderà frustate.

COSA POSSIAMO FARE, IN CHE MODO ARTICOLARE IL NOSTRO DISCORSO?


1) La prima cosa che possiamo fare è quindi già spiegata: raccontare e far capire nel più semplice modo possibile perché la necessità dei lavoratori sia non lasciarsi comprimere tra due nazionalismi economici ma sostenere le ragioni di un modello di sviluppo trainato dall’espansione del mercato interno.
Il nostro scopo è uscire dal mercantilismo, il resto segue a ruota: cioè tanto la necessità di uscita dall’UE quanto quella di ricostruire una economia mista a forte indirizzo e pianificazione pubblica perché questo è l’unico vero modo per redistribuire.
Questa è la premessa di una svolta di carattere socialista e internazionalista, non rivolta a scaricare all’esterno le proprie contraddizioni sociali interne.

2) Darsi un progetto e un respiro internazionalista. 
Come spiega Screpanti in un suo articolo, da questa unione europea bisogna uscire ma di una unione europea abbiamo comunque bisogno. 
La nostra economia deve necessariamente essere piuttosto aperta, anche se non incondizionatamente aperta, sia a causa della necessità di approvvigionamento in materie prime sia delle della nostra industria di trasformazione e il problema del vincolo esterno non si riduce nel problema dell’UE, come dimostrò la Francia di Mitterand dissanguatasi in meno di due anni per via del deficit commerciale verso la Rft. 
Quel che occorre è una confederazione tra stati sovrani, non una integrazione di mercato.
Occorre inoltre restituire un peso geopolitico al Mediterraneo, unico modo in prospettiva anche per gestire in modo umanitariamente accettabile i flussi migratori, invece di essere fanalino di coda della mitteleuropa.
Le confederazioni inoltre nascono normalmente con scopi militari e in prospettiva questo serve anche ad avere un peso internazionale: uno spazio di mercato evoluto che permetta di negoziare efficacemente i rapporti commerciali e di essere presi sul serio anche sul piano militare, senza per questo dover essere una eterna propaggine della Nato.
Il Mediterraneo può essere indipendente, solidale, rispettato e internazionalista, purchè ci si ricordi che questa unione non può essere trasformata nella confederazione che sarebbe auspicabile, ma quest’ultima può nascere solo sulle ceneri della prima.

3) Occorre non essere travolti dalla questione dell’immigrazione, come già ci siamo detti a Bologna.
Questa necessità si collega alla necessità di confederazione mediterranea, dato il problema dell’enorme pressione demografica africana, con una prospettiva da qui a 20 anni di 2 miliardi di abitanti nel continente africano con età media di 20 anni.
Rapporti tra stati, equi, non predatori, solidaristici e volti a dare ai paesi partner condizioni di sviluppo e benessere autonomo e indipendente.
Purtroppo non esistono soluzioni strutturali a breve termine all’enorme pressione migratoria e demografica cui l’Italia è sottoposta, ma solo soluzioni di natura geopolitica. Che tuttavia nessuno pare interessato a prospettare.
L’Africa non entra in Italia, non ci sta e le persone hanno comprensibilmente paura in quest’epoca di restringimento drammatico del futuro: per questo motivo le attuali sinistre sono una continua campagna elettorale in favore della Lega Nord.
Rideclinare sensatamente questo tema significa affermare che il problema non è combattere gli immigrati, ma il bisogno di emigrare.
Inoltre spesso gli immigrati appartengono al ceto medio dei paesi sorgente, così come esso da noi spesso emigra ( nell’ultimo anno son stati più numerosi i giovani italiani emigrati dei giovani africani immigrati in Italia ). 
Questo fenomeno toglie risorse sia a noi che a loro, alimentando il rapporto di dipendenza da paesi terzi perché in entrambi i casi la prospettiva è rimanere privi della classe dirigente alternativa, con la quale costruire un altro futuro.
Il modello del ddl Ferrero-Amato secondo me va bene come proposta programmatica ma non attaccherei su questo: bisogna saper rispondere alle domande delle persone in modo credibile ma il terreno di lotta non lo deve scegliere la Lega.

4) Credo si debba attaccare la lega sul fatto di osteggiare le redistribuzione interna, ma mantenendo modalità discorsive amichevoli e concilianti nei confronti degli elettori del m5s, perché la mancanza di una volontà redistributiva da parte della Lega danneggia il popolo di chi ha votato M5S, specialmente al Sud e a costoro dobbiamo riconoscere sempre di essere la parte migliore del paese, lo stesso blocco sociale di cui siamo noi stessi parte ed al quale aspireremmo rivolgerci.

5) attaccare il disordine sul quale la Lega prospera e che ha sempre alimentato a causa dell’ipocrisia e della inapplicabilità delle legge Bossi – Fini. Facendo anche l’esempio dell’insicurezza che alimenta l’opposizione alla costruzione di una moschea a Milano: un luogo istituzionalizzato, riconosciuto, visibile, che riconosca decoro e dignità ai molti musulmani immigrati presenti in città è anche un luogo molto più semplice da controllare e tenere sotto controllo delle decine di cantine nelle quali si riuniscono ora da segregati, in un regime di esclusione che inoltre rischia di alimentare fenomeni di radicalizzazione.
Gli esempi che si possono fare di cinica produzione di fenomeni di disordine per poi proporsi come falsa soluzioni, sono numerosi.

RIDEFINIRE LA QUESTIONE DEL RAPPORTO COL PROGRESSO.

La contraddizione della sinistra si evidenzia ad esempio nella questione della disoccupazione tecnologica.
Mi è capitato spesso di sentirmi opporre questo tema che equivale ad affermare che non esista più nulla da rivendicare. Non è così.
Non viene mai affronta l’idea che il lavoro si trasformi e il suo futuro stia nel RIPENSARE IL RUOLO DELLO STATO, creando lavoro nella cura alla persona, istruzione, medicina, tutte settori lasciati andare allo sbando.
Senza considerare tutto il lavoro che si potrebbe realizzare mettendo mano alla nostra rete infrastrutturale ormai disastrata; proposito però realizzabile solo con massimi investimenti pubblici e nazionalizzazioni industriali.
Per questo motivo è necessaria la CRITICA DEL MUTUALISMO come orizzonte strategico, quando non può essere più che tattico.
Trattando la questione del mutualismo come ad esempio Potere al Popolo, ciò che si fa è sfuggire dalla responsabilità di riconoscere un ruolo allo stato, proponendosi di ricostruirlo, ripristinarlo, trasformarlo.
Così da un lato si elogia il progresso, comunque esso sia, ma non lo si problematizza, dall’altro lato ci si accoda a proposte retoriche come quella di Hamon di tassare i robot.
In questo caso non ci si avvede del fatto che imporre per via fiscale un gap tecnologico al paese, equivarrebbe a doverne chiudere come le frontiere economiche e commerciali più di quanto non sia possibile e auspicabile, rassegnandosi in ogni caso a standard di vita sempre più arretrati.
Tuttavia, anche se bisogna imparare a evitare queste ambiguità e contraddizioni delle sinistre istituzionalizzate, la neutralità del progresso non può essere mai più data come un fatto scontato.
Occorre rifarsi a quanto espresso da Polaniy nella sua teoria del doppio movimento, riconoscendo perché siano oggi forti in tutta Europa movimenti come la Lega che criticano gli effetti della globalizzazione e non le cause puntando il dito sui soli effetti socialmente disgregativi.
Il nostro spazio culturale e politico si trova nel criticarne le cause di questa disgregazione, ma occorre imparare a farlo senza disinteressarsi degli effetti sociali e culturali, snobbando e considerando gretto conservatorismo lo straniamento col quale le persone si misurano di fronte alla rapida disgregazione delle loro comunità sociali e delle loro tradizioni.
Da cui la necessità di una sinistra non progressista, fortemente ancorata ai valori di comunità, della continuità storica dei popoli, che bisogna saper declinare in termini non escludenti rivendicando il bisogno umano profondo di radici come strumento di reciproco riconoscimento, senza per questo fondare l’idea di nazione in termini astorici su una tradizione immutabile.
Necessità, questa, sottile e complessa, di prendere sul serio una serie di cause normalmente considerate come “conservatrici”, senza perdere di vista il senso della dinamicità della storia e della società.

QUESTIONI ORGANIZZATIVE

- Pagina visibile, con sezioni, spazio di discussione. ( FSI  ha una bella pagina ad esempio )

- Associazione culturale davanti, da far crescere localmente con ampia autonomia sulle iniziative realizzate e scopo di costituire un fondo cassa

- Statuto flessibile per iniziare a lavorare e capire come funzioni la possibilità del 2x1000.

- Statuto flessibile per cominciare a gestire una organizzazione facendo esperimenti organizzitivi su noi stessi. Trovare una formula che funzioni che è difficile poter immaginare già preconfezionata ma potrà sortire solo da aggiustamenti successivi.

- Organizzazione corsi, seminari, pubblicistica, anche e sempre con lo scopo di costituire fondo cassa.

- Non correre il rischio di far appello alla volontà di partecipare di chi purtroppo, anche volendo, non può farlo.
Per questo nelle attività locali delega ristretta a termini temporali brevi, rapporto tra centro e periferia assiduo e alimentato anche con strumenti digitali, che devono però essere di complemento e non certamente sostitutivi, anche perché tremendamente manipolabili.
In futuro questo dovrebbe valere anche per incontri di definizione di linea ed organigrammi, non avendo più il livello intermedio dei delegati, i problemi che ne discendono e che allontano le persone.

- problema del funzionariato: stare attenti a non diventarne dipendenti anche se in ogni caso esso è indispensabile.

- Delega ristretta nel tempo, se e quando potremo anche retribuita, ma sempre circoscritta nel tempo. I singoli non devono potersi rendere indispensabili condizionando così la possibilità di ri-orientamento politico dell’organizzazione stessa.

- Think tank dietro, per costruire relazioni cercare di avere influenza, il che servirà comunque, anche se e quando sarà possibile passare a una strutturazione di tipo partitico.

- Stratificazione dell’organigramma non esclusivamente territoriale ma anche per aree tematiche, così da venire incontro ai tanti che un radicamento territoriale non lo hanno più e hanno problemi di partecipazione a causa dei tempi di lavoro..

- Apertura massima e coltivare relazioni, sempre tenendo conto di quanto la galassia sovranista sia autodistruttiva e con ogni probabilità anche piena zeppa di mestatori e guastatori organizzati, con spesso la Lega come casa madre.

mercoledì 6 giugno 2018

Ammissioni e minacce del Senatore Monti

Intervento sulla fiducia del Senatore Mario Monti - Roma 05/06/2018
(Aggiunte in grassetto a cura di UPUC)



"Grazie Sig.ra Presidente,
Sig. Presidente del Consiglio, formulo al nuovo governo sinceri auguri di buon lavoro nell'interesse dell'Italia. 
Inoltre, chiunque abbia avuto l'onore e l'onere di sedere dove Lei siede da oggi, Presidente Conte, non può non rivolgere a lei un augurio speciale (Anche io sono stato PdC non te lo dimenticare - NdC)
Io non confido nell'insuccesso di questo governo. (ma fallirete comunque, idioti - NdC)
Si è detto che Lei sarebbe un capo di governo dimezzato in quanto ha ai suoi fianchi 2 leader politici a tutto tondo, i vicepresidenti Di Maio e Salvini.
Credo che non lo sarà, spero che non lo sarà (Ma lo sei - NdC).
Un governo è efficace se chi lo guida è il Presidente del Consiglio e se questo esercita pienamente i suoi poteri e le sue responsabilità.
Piuttosto sono certo che il governo otterrebbe un credito maggiore, un consenso maggiore anche presso chi in parlamento e nel paese oggi non lo appoggia se iniziasse la sua vita con un atto di modestia e di realismo. (Devi baciare la mani al Padrino - NdC)
Non il Presidente del Consiglio ma l'intero vostro governo nascerebbe oggi come governo dimezzato se altre forze politiche non avessero dato in un momento difficilissimo della vita del paese, prova di grande responsabilità.
Qualunque cosa voi signori del governo possiate pensare di Forza Italia, del Partito Democratico, dell'allora Terzo Polo, di Fratelli d'Italia nella sua fase iniziale (Giorgia stai attenta, ritorna in te o te ne pentirai - NdC), il fatto che dal novembre 2011, quando chi vi parla è stato chiamato (a suon di spread - NdC) a prendere quel posto, per oltre un anno abbiamo sostenuto provvedimenti impopolari (Ah, lo sai dunque che stavi sui coglioni - NdC), ha consentito di portare l'Italia fuori da una spaventosa crisi finanziaria e gradualmente di portarla ad una ancor troppo lenta ripresa (A suon di austerità - NdC).
Voi, con tutto il rispetto, colleghi della Lega e del M5S, come Lega esercitavate una coerente (?!? - NdC) e bruciante opposizione in parlamento e nel paese ed il M5S nel paese e nei siti diffondeva in modo cinico spesso in totale contrasto con la verità fattuale ( OK la Lega, ma voi grillini mi state sul cazzo - NdC), tesi che non andavano certo, come è legittimo, nella direzione degli sforzi che l'allora parlamento col 92% di fiducia (mica come il vostro striminzito 51% - NdC) incoraggiò da parte dell'allora governo.
Si, voi avreste la Troika (voi!?!?! - e tu no? - NdC), avreste un governo dimezzato perché sareste ridotti ad agenti di un governo semicoloniale (beh, come ammissione della realtà dell'Unione Europea non è malaccio - NdC).
La Troika è una realtà disgustosa (Ricordiamo che per Troika si intende BCE, FMI e Commissione Europea - NdC) a mio parere, anche se promana dall'Unione Europea (ma la UE non si può criticare? - NdC) e dall'FMI ed abbiamo fatto di tutto, cittadini italiani, forze politiche, il mio governo ed io personalmente per risparmiare all'Italia questa dimostrazione di scarsa dignità. (sarebbe un problema morale... - NdC).
La Troika è stata evitata con lo sforzo di risanamento fatto all'interno del paese grazie ad un lungo braccio di ferro con la Germania (se lo fai tu va bene, se lo fa il nuovo governo no - NdC) e con la cancelliera Merkel culminato nel giugno 2012, il ministro degli affari esteri che siede accanto a voi può fornirvi ogni indicazione e suggerimento avendo egli avuto un ruolo significativo al mio fianco.
E fu quella la premessa che consentì alla BCE la svolta verso politiche che oggi semmai corrono solo il rischio di farci addormentare un pò tutti.
Non è escluso, questo lo dico con spirito ne di provocazione ma solo con senso del dovere avendo dedicato forse più tempo nella mia vita di tante altre persone all'esame da vicino di questi problemi; non è escluso, dicevo, che l'Italia possa dover subire ciò che ho evitato allora (se non pagate il pizzo vi faccio esplodere il negozio - NdC), cioè l'umiliazione della Troika (continua solo ad essere un problema morale? Se è così possiamo sopportarlo.. - NdC).
Io mi auguro vivamente di no.
Oggi lo spread, questo indicatore osservato in modo un pò troppo manicheo (da chi? Da te? - NdC), ma che pure esiste (come l'alba, il tramonto, le maree.. - NdC), è di 235 per l'Italia, 98 per la Spagna, 143 per il Portogallo e questo in regime di Quantitative Easing.
Togliete quello, come tra un pò avverrà, e questo 235 non è enormemente diverso da quel 575 che il ministro Moavero ed io e tanti parlamentari ricordano ancora (un pò come ricordavano il fascismo i padri costituenti.. - NdC).
Il vostro è il governo del cambiamento; io a questo vorrei applaudire sottolineando al tempo stesso qualche.. [campanella].. Concludo Sig.ra Presidente.. anzitutto vorrei salutare un cambiamento già avvenuto. E' stato sconcertante ma nella buona direzione (nell'evidenziare quanto siete irresponsabili - NdC), il valore aggiunto e la preoccupazione tolta di edizione in edizione, del Contratto per il Governo. Voi sapete che, tuttavia scrivere "chiediamo il condono di 250 miliardi alla BCE" è una cosa che si può cancellare (dammi 10 buoni motivi per farlo, e circostanziali - NdC), ma che lascia negli osservatori  stranieri... [campanella].. per favore concluda Senatore...

Concludo Sig.ra Presidente

Ecco bravo stai zitto perché ogni volta che parli peggiori la tua situazione.
Ammesso che sia peggiorabile.

mercoledì 7 marzo 2018

Analisi del voto parte #1: SBAM!

Alla fine si è votato e in un paese nel quale da troppo tempo non accade sostanzialmente nulla se non la crescita della rassegnazione alla morte per inedia, è finalmente successo qualcosa, qualcosa di grosso, ed un vigoroso SBAM riecheggia tutto intorno.Aspettiamo che escano nuovi ed ulteriori dati, in particolare per quanto riguarda la composizione sociale del voto, per scrivere cose serie e analitiche pur nei limiti della nostra orgogliosa irrilevanza e cazzonità.
Constatiamo però due fatti, uno cattivo e un altro buono.
a) non hanno vinto "i nostri", che del resto alle elezioni non erano ancora candidati ( colpa anche nostra non essere ancora riusciti a fare il partito dei nostri, non ci chiamiamo fuori dal senso profondo di un ampio fallimento )
b) tuttavia il "nostri nemici" si sono presi un clamoroso treno in culo, neanche messo per dritto ma di traverso, che si ricorderanno parecchio a lungo, avviando anche il processo di pasokizzazante del PD, il partito canale di scolo della Storia, che ci auguriamo rivelarsi processo rapido ed irreversibile.



Constatiamo infine che il voto del popolo è stato un voto squisitamente di classe.
Purtroppo chi ha vinto non crediamo abbia il profilo e il programma per interpretare e dare uno sbocco politico sottoscrivibile a una rivolta di classe e questo molto ci rattrista.
Tuttavia ciò rende evidente come noi, il popolo che lo piglia nel sedere e sta sotto il tacco dei culialcaldo, abbiamo molta più consapevolezza e coscienza - nonchè di unitarietà d'azione - dei cosidetti "partiti" di cosidetta "sinistra".




Così ci prendiamo la libertà e il gusto - noi che viviamo a Milano e Hinterland cioè un posto orribile di gentrificazione, espulsione dei poveri dal tessuto cittadino e +Europa di Emma Bonino che prende l'8% contro il 2,5% di media nazionale sventolando a viso aperto una retorica elitista e un programma stragista che ci vuole morti senza giri di parole - di perculare come meritano le scomposte grida di dolore e rancore che s'alzano dai locali più in nei quali si consumano gli aperitivi della locale borghesia progressista ( che sarebbe ben comodo illudersi voti soltanto Pisapia cioè PD corrente radical chic, coprendo invece tutto l'arco della melassa sinistrista arrivando fino a potere al popolo compresa, anche se naturalmente corrente europeista ).

la sinistra italiana che analizza il risultato elettorale

Per quanto riguarda i commenti al risultato elettorale siamo di fronte ad autentici episodi di schizofrenia politica: episodio per Lim(cazzate)-->+∞

- A quelli che di colpo si sono svegliati gridando "all'ingovernabilità", piddini e berlusconiani di antica fede ma oggi prevalgono i primi, signori, non vi viene il dubbio che scoprire questo "problema" oggi dopo aver fatto spallucce, anzi aver propagandato per anni che "va tutto bene madama la Marchesa" mentre il paese perdeva 1/4 della produzione industriale e la disoccupazione U6 arrivava al 30%, vi qualifichi tendenzialmente come delle merde disposte a camminare sui morti per la prosperità dei vostri portafogli di parassiti sociali?
No?
Beh, fatevelo venire questo dubbio, perchè questo è ciò che pensa di voi l'ampia maggioranza di questo Paese e al momento avete soltanto incassato un vaffanculo nelle urne perchè la pace sociale ha tenuto, ma al prossimo passo salta la pace sociale e si tira fuori corda e saponetta. Di pali, in giro, ce ne sono tanti.

- A quelli che di colpo si sono svegliati gridando "all'ingovernabilità", piddini e berlusconiani di antica fede ma oggi prevalgono i primi, signori, vi siete dimenticati che questa legge elettorale che ha favorità l'impasse l'avete tanto per cambiare scritta voi?
L'avete imposta al parlamento e al paese a tappe forzate e colpi di maggioranza e voto di fiducia, dopo averne pure negoziato i termini con quelli che poi rivendete nella vostra propaganda come "arcinemici", Lega compresa.
Vi siete già scordati?
Se dalle urne esce uno stallo è inutile prendersela con il popolo e come legittimamente ha votato.
Il primo problema da rilevare è invece il problema con gli inetti e paraculi che si sono scritti la legge elettorale per danneggiare un solo nemico - il che è già sintomo di una concezione angosciante di democrazia - ma ai quali il trucchetto ha finito per esplodergli in faccia perchè si ritengono statisti mentre sono solo una masnada di irresponsabili cazzari e poveri coglioni.
Irresponsabili e poveri coglioni certificati con tanto di laurea alla Bocconi, la quale di solito non certifica molto più che questo. ( élite culturale de che? Sono 30 anni che farfugliate puttanate. Avete fallito anche come pseudo intellettuali )

- A quelli che ancora insistono nel dire che siamo in questa situazione perchè gli italiani hanno sbagliato a votare "no" al precedente referendum e che conseguentemente omettono anche di ricordare di essere i responsabili politici dell'attuale impasse targato Rosatellum che è sempre figlio legittimo loro - e questi sono proprio tutti piddini anzi renzyoti per essere più precisi - segnalo che con le attuali percentuali nelle urne elettorali, con la vostra costituzione per fortuna bocciata al referendum e la collegata precedente legge elettorale denominata Italicum, adesso staremmo aspettando di celebrare il secondo turno elettorale per decidere a chi consegnare il 55% dei seggi.
Ad un centrodestra per il 55% internamente composto dalla Lega di Salvini, o al m5s capeggiato da Di Maio e secondo la vostra propaganda elitista sostenuto da un 32% del paese composto essenzialmente da sub-umani.
I quali, dopo tale secondo turno, avrebbero avuto ampi margini per governare con carta bianca, regime monocamerale ipervelocizzato, completa subordinazione dei gruppi parlamentari all'esecutivo, un parlamento composto da soli 4 partiti, e la facoltà unilaterale di scriversi e imporre a maggioranza anche lo statuto delle opposizioni.
Ci avete portati sull'orlo di una dittatura e ancora vi lamentate che gli italiani avrebbero sbagliato a mandarvi a farvi fottere?
Siete meravigliosi

- A quelli che OGGI si svegliano e dicono "cazzo, siamo in un paese razzista, siamo in un paese di destra" - e qua siamo prevalentemente in quell'ambito di sinistra pseudoradicale e petalosa - vorrei chiedervi se allora fosse ragionevole considerare di sinistra chi ci ha segato la pensione, sottratto l'articolo 18 e ha privatizzato tutto?
Anzi, resta sinistra anche se e quando un po' di petalosità radical viene accompagnata da una vigorosa lotta di classe dall'alto verso il basso?
Cioè in pratica per voi liberale/liberista=sinistra?
Va bene i disastri del movimentismo, ma è ora che vi diate una svegliata perchè questa non è nemmeno "falsa coscienza", ma idiozia netta e schietta! ( 1!!!11!1!! )
In pratica per voi "sinistra" è solo w i gay e retorica immigrazionista e il resto non conta?
Al punto che preferite omettere di ricordare che l'effettivamente oscena legge Bossi-Fini che, clandestinizzando in modo indistinto gli immigrati insieme alla precarizzazione delle forme contrattuali, mette questi ultimi in condizione di estrema ricattabilità trasformandoli in un gruppo sociale che esercita forte spinta ribassista sui salari dei nativi e che quindi andrebbe abolita subito, è invece una legge con la quale il PD e sodali hanno convissuto negli ultimi 7 anni di governo senza nemmeno provare ad abolirla?
Vorrei segnalarvi, care anime candide, che se i ceti popolari votano molto più lega che sinistra radicale, è innanzitutto per colpa vostra, in odio al vostvo spudovato elitismo vadical, il quale tale rimane anche se siete adusi chiamarvi "compagni" quando vi ritrovate in branco.

Uscite da questa sindrome di Stoccolma, smettetela di vivere imprigionati dalle sbarre forgiate con le cazzate che voi stessi vi siete costruiti intorno.

benpensanti di sinistra in presenza di persone normali con problemi normali



Brevi considerazioni sulle strutture organizzative di impegno sociale e politico



Sempre più marcatamente, nelle riunioni di UPUC, viene a emergere l’elaborazione di un pensiero concreto e definito sulla necessaria struttura organizzativa di un nuovo soggetto socio-politico.
Quel soggetto di cui noi auspichiamo la nascita e che nella nostra irrilevanza cerchiamo di creare, cercando sponde e collaborazioni.

Ogni persona del collettivo ha, nel suo bagaglio di esperienze, la partecipazione ad un progetto aggregativo nel cui programma ha trovato ampia condivisione in relazione alle proprie idee.
Quello che è successo in tutti i casi di attivazione personale è stato però quello di scontrarsi con la struttura organizzativa del progetto nascente, rivelatosi successivamente verticistico, personalistico, centralizzato ed egemonizzante.

Non è bastato dunque l’impegno, l’abnegazione e la condivisione che ognuno di noi ha profuso per il progetto. Ogni azione “non conforme” all’elaborazione concettuale della “testa pensante” veniva stroncato e demonizzato. Neanche la chiara consapevolezza che un soggetto plurimo neonato debba necessariamente essere difeso dalla disgregazione in se latente poteva avvallare l’accettazione di questo centralismo, democratico poi solo a parole.

La consapevolezza che uno delle maggiori colpe della mancata creazione di un massiccio e coeso soggetto socialista popolare sia stata proprio la verticalizzazione delle aggregazioni nate negli ultimi tempi è condivisa da ogni componente del collettivo.
Il risultato di queste esperienze è dunque l’elaborazione e la messa in atto di un progetto orizzontale, condiviso, che dia spazio alla partecipazione delle persone in relazione all’ambiente sociale di appartenenza.

Progetto che debba anche incentivare l’elaborazione di concetti metapolitici che teorizzino un percorso politico nuovo, identificante e conseguentemente aggregante.

Il progressismo (di sola facciata) ha fallito, piegandosi alla struttura globalista liberale, che, nella sua fase di crisi e decadenza, fa da sponda, incentivando l’impoverimento generalizzato, alla rinascita di pulsioni reazionarie. In questo marasma sociale le istituzioni, nell’estremo tentativo di difendere se stesse, accentuano il proprio attivismo burocratico vessatorio prestando ulteriormente il fianco alla visione liberista della società che entra proditoriamente nelle speranze di chi, fino a ieri, si considerava difensore della struttura sociale costituzionale basata sull’eguaglianza sostanziale.

Questa deriva deve essere fermata.

lunedì 26 febbraio 2018

Gollum

Visto che ci sono dei ragazzi intenzionati a votare il partito +Europa in quanto è il partito "più science oriented" (che nel nuovo linguaggio, vuol dire soltanto che si oppone alle bufale scientifiche) o quello "più attento ai diritti civili"... vorrei fare un ultimo disperato tentativo di convincere questi ragazzi a NON votare questo partitaccio.
Se siete già molto ricchi (e non avete quindi bisogno di lavorare per esistere), non avete motivo di non votarlo... con il partito +Europa, le cose possono solo andare meglio per voi.

Per tutti gli altri, conviene che continuino a leggere.


Ora, converrete con me che per essere "science oriented" e "attenti ai diritti civili" è necessario esistere... per esistere è necessario mangiare, avere una casa, dei vestiti, una buona salute ecc... e per avere tutto ciò, è necessario lavorare!
Cosa centra con tutto ciò il partito +Europa? Questo partito ha infatti come obiettivo quello di CONGELARE la spesa pubblica (al fine di risolvere il "problema" del debito pubblico): congelare la spesa pubblica significa che lo stato non deve più spendere un cazzo di niente in sanità, istruzione, servizi ecc...

Vuol dire che tutte queste cose verranno selvaggiamente privatizzate e quindi, se volete curarvi, studiare ecc... dovrete pagare profumatamente tutto ciò (specie se volete cure, istruzione e servizi di alta qualità). Ora, se siete pieni di soldi fino al buco del culo, questo non sarà un problema per voi... se invece siete poveri come la merda, allora continuerete a impoverirvi sempre di più e sarete costretti a "tirare la cinghia" (cioè a comprare meno).
Il vostro "tirare la cinghia" farà calare la domanda e, di conseguenza, le aziende venderanno poco, andranno sempre peggio e non assumeranno più persone (o le assumeranno con contratti schifosi). Tra le persone NON assunte (o assunte con contratti schifosi), probabilmente ci sarete voi, che continuerete a comprare sempre di meno (dal momento che, come dice la Bonino, "non è il momento di comprare il motorino").
A questo punto la vostra vita farà schifo, ma potrete pensare "beh, ma almeno potrò godere dei diritti civili e il paese sarà science oriented". In realtà no... perché se tu sei povero e omosessuale, non sarai un gay integrato nella "società civile": sarai sempre un ricchione di merda, bullizzato nei quartieri popolari.
Per quanto invece riguarda la scienza, dal momento che non avrai i soldi per pagarti le cure della "vera scienza", dovrai per forza affidarti ai rimedi della nonna (o alla stregoneria).

Ora vi ho avvisato ragazzi... vedete un po' voi quello che volete fare.

venerdì 16 febbraio 2018

L’esperienza del Frente Amplio cileno e l’anima smarrita della politica italiana





L’ultimo mercoledì di gennaio, presso la Casa della Cultura di Milano è intervenuto Tomás Hirsch, storico esponente umanista appena eletto deputato in Cile, che ha raccontato l’esperienza cilena durante l’ultima campagna elettorale per le elezioni, presidenziali, parlamentari e regionali. Il risultato elettorale per il suo gruppo è stato: 20 deputati, 1 senatore e 21 consiglieri regionali e addirittura la giovane candidata presidente Beatriz Sánchez, ha superato il 20% dei voti. Considerando la pessima campagna elettorale dei vari partiti nostrani e dopo aver osservato, i modelli organizzativi dei vari gruppi politici del sottobosco, ascoltarlo, è stato davvero una ventata d’aria fresca, anzi vi dirò, soffiava la BORA.


STORIA_ Secondo Tomás in Cile negli ultimi anni, il modello neoliberista è stato venduto dal mainstream come una forma di successo. Però gli anziani che hanno difficoltà ad andare in giro per il mondo, non potevano raccontare in realtà casa gli stava succedendo. Anche l’immagine dell’educazione scolastica veniva venduta, da chi riceveva privilegi economici, come vantaggiosa quando in realtà i giovani andavano all’università e poi si ritrovavano con un indebitamento a vita (dal 2006 al 2011). Poi è caduta la maschera che si era installata come immagine nella mente delle persone, e sono arrivati in superficie tutti i legami tra i politici e gli imprenditori e ciò ha portato ad uno scandalo. Le persone comuni non credevano più alle forze politiche, tutto era screditato. In questo disastro oltretutto avevano cambiato anche il sistema elettorale e se non si faceva parte dei due schieramenti principali, si rimaneva fuori dalla rappresentanza. Il “Frente Amplio” cileno che si è creato successivamente a questo disastro, raffigurava così una vera speranza; esso rappresenta il risultato che da soli le cose non si possono cambiare e che è necessario uscire dall’individualismo costruito dal neoliberismo. Quindi prima delle elezioni, c’erano tre progetti politici: 1- la destra che voleva mantenere il modello neoliberista, 2- la coalizione di sinistra che voleva riformare questo modello (ritoccando ma non trasformando il modello neoliberista), 3- il fronte ampio che voleva una trasformazione politico sociale.

IL FRENTE_ Lo storico continua poi con la sua descrizione spiegando le caratteristiche del fronte ampio cileno e perché ha ottenuto frutti inaspettati. Afferma che il fronte è il risultato della speranza per ottenere una trasformazione e che rappresenta il riflesso di un modello che ha iniziato ad aprirsi. Nel fronte ci sono diverse organizzazioni, Marxiste, Gramsciane, Socialiste, Umaniste ecc. (non solo di sinistra) che cooperano insieme. Per far stare insieme tutte queste forze e non far cadere tutto, era importante costruire un PROGETTO FUTURO NUOVO, più che dare assoluta importanza all’origine del pensiero di ogni singolo gruppo (ciò comunque non significava abbandonare o non considerare gli insegnamenti passati). Questa rete tra movimenti sociali e forze politiche, ha cercato di costruire un progetto di società A LUNGO TERMINE e su questo argomento si basava la campagna elettorale che comunque si doveva fare. All’interno di questa organizzazione, non è mai successo che un gruppo fosse considerato meglio di un altro, si dava valore alla diversità, si dialogava, pur avendo posizioni diverse. È stato adottato un sistema dove il risultato doveva andare bene a tutti e rappresentava un processo per continuare.

Durante la campagna, gli elettori hanno percepito e apprezzato nei candidati: l’onestà, la trasparenza, la coerenza, il dire quello che si sa (ammettendo anche ciò che non si sa), il fatto di vedere figure vicine ai cittadini e anche giovani. Di Beatriz Sánchez hanno visto ad esempio che era femminista per davvero, non per i voti e per moda, e il suo comportamento era vero, non era marketing da agenzia pubblicitaria e durante la campagna le erano vicine le persone care con naturalezza. LA RABBIA DEGLI ELETTORI SI È TRASFORMATA COSÌ IN SPERANZA. Anche se c’è ancora una maggioranza che non ha votato e non partecipa, ora è cambiato l’atteggiamento di queste persone che stanno attente al comportamento del Fronte e quando vengono rilevati errori, vengono ammessi pubblicamente. Se per caso LE DECISIONI DOVESSERO ESSERE PRESE AL VERTICE del movimento, le persone iniziano con un pressante bombardamento critico.

Olga (membro del nostro collettivo) ha avuto l’occasione di ascoltare Thomas qualche giorno prima di me ed è stata colpita molto dal ripetuto concetto “Senza gli altri non siamo nulla e non andiamo da nessuna parte” e dall'aspetto della convergenza della diversità che è considerata un punto fondamentale all'interno del movimento. Tutte le voci infatti, vengono ascoltate e nella pratica c’è un’organizzazione tale e una comunicazione così aperta da permettere a tutte le forze della coalizione di avere un’alta probabilità di eleggere almeno uno candidato. Un altro aspetto fondamentale evidenziatomi da Olga è che il movimento ha lavorato tantissimo sul territorio, sono scesi per strada e sono riusciti in 7 giorni, con un’attività continua dalla mattina alla sera, a parlare con le persone ed a ottenere in pochissimo tempo 700 tesserati che si sono sentiti veramente ascoltati. I membri del fronte sono risultati quelli che: non avevano fretta di candidarsi, della porta accanto, non cercavano di creare liste all'ultimo momento e avevano in mente il futuro. Ovviamente la loro prospettiva era quella di creare una trasformazione, entrando nelle istituzioni.

RIFLESSIONI_ Tornando a mercoledì sera, durante il dialogo con lo storico, è intervenuto Vittorio Agnoletto che può piacere o meno però ha specificato un aspetto interessante e cioè che è necessario ricostruire una questione etica di tipo relazionale fra le persone e che se non ci sarà questo, non ci sarà cultura di sinistra. Purtroppo non sono riuscita a rimanere fino alla fine della conferenza, ma il tempo a disposizione mi è bastato per capire che le problematiche cilene descritte all'inizio, sono simili a quelle italiane. Da noi ha preso sopravvento l'ordoliberismo dove lo Stato interviene sul mercato in favore di finanza, multinazionali e la grande industria e non agisce per garantire la piena occupazione, lavoro e il bene per la collettività come indicato nella nostra Costituzione del ‘48. La legge elettorale non è più proporzionale e la politica ha perso completamente credibilità. Ci sono delle differenze rispetto la situazione cilena, qui da noi i politici si considerano semplicemente come dei corrotti e ladri quando in realtà oltre a questo, c’è molto di più, SONO COMPLETAMENTE ASSERVITI AI MERCATI FINANZIARI e lo stesso movimento Cinque Stelle, speranza per qualcuno, si è rivelato liberista. L’impresa per il movimento Cileno è stata comunque molto faticosa perché il Cile aveva subito la dittatura fino a poco tempo fa e le persone erano veramente arrabbiate. Per noi invece è passato più tempo da quel momento e ad un certo punto, avevamo veramente tanto, potevamo applicare la nostra Costituzione del ‘48 ma non solo non l’abbiamo fatto ma siamo anche riusciti a perdere tutto. Come diceva un nostro padre costituente Piero Calamandrei “La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica. Per me la Costituzione del ‘48 è la più alta rappresentazione della nostra cultura, nata da DIVERSE FORZE POLITICHE che avevano un desiderio di rinnovamento assoluto e di rifiuto del passato.

Mi piacerebbe a questo punto che si prendesse in considerazione, in Italia, l’organizzazione e la comunicazione del Fronte ampio cileno, per riportare al centro la nostra Costituzione ma come fare se: c’è chi non ha capito neanche chi sta provocando questa crisi economica, ci sono persone che hanno PAURA di muoversi per non essere marchiati a fuoco con la dicitura “De destra”, c’è chi non rispetta la diversità, mancano le relazioni umane, c’è sempre qualche gruppo che vuole egemonizzare e sentirsi di più degli altri, ci sono all'interno delle organizzazioni politiche, persone al vertice che pretendono di comandare senza considerare la base, senza conoscere il territorio e infine la maggioranza delle forze politiche ufficiali rappresentano solo il male.

Non sarà facile 
Federica

lunedì 12 febbraio 2018

Atene. Piazza Syntagma. La protesta nera del 4 Febbraio e l’insalata di Macedonia..




"L'unica cosa certa è che lavorerai fino alla morte..però la Macedonia dove sarai sepolto sarà greca"...
Domenica scorsa ad Atene, decine di migliaia di persone hanno protestato contro il possibile compromesso del governo greco con quello della Macedonia sul nome di questo paese. Molti dei manifestanti indossavano i costumi degli "eroi delle guerre macedoni" tenendo da una mano le immagini di Alessandro Magno e dall’altra la icona della Vergine Maria. Urlavano ‘’Alessandro Magno è nostro’’, accanto a membri dell’ Alba Dorata vestiti in nero e varie organizzazioni di estrema destra.
Perché protestavano?
Ma per non includere il termine "Macedonia" nel nome dello stato di Skopje.
Al momento che il nome in questione è già stato riconosciuto dalla Grecia – più di 25 anni fa - come "Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia".
'’La Macedonia è greca!'
La Macedonia è greca, ma la sua area geografica non è solo in territorio greco. Che i Macedoni erano greci solo uno sciocco può negare. Lo scrive esplicitamente Erodoto, anche se gli storici successivi hanno ignorato i Macedoni, forse perché la struttura della loro società era diversa rispetto a quella della Città-Stato. Da allora sono trascorse migliaia di anni. Le etnie slave arrivano nella zona molto più tardi. Con il trattato di Bucarest del 1913 firmato da Eleftherios Venizelos, fu risolta la questione del confine e parte dell'area geografica macedone passò alla Serbia e la Bulgaria. Molti anni dopo Tito cercando di creare un'identità unificante ha creato la Repubblica di Macedonia, che, tuttavia, fu stata accettata dal governo greco nel 1952. Nel 1977 le Nazioni Unite hanno accettato il nome Macedonia. La Grecia concordò nel 1994 con il nome composto Macedonia e nel 2008 fu di nuovo d'accordo che un nome contenente il nome Macedonia sarebbe stato accettato. Dopo di che, il nome è stato riconosciuto da 130 stati. Fine della storia.
In questo momento l'UE e gli Stati Uniti vogliono che la questione del nome sia immediatamente risolto, affinché l'ex Repubblica Jugoslava di Macedonia sia membro della NATO e dell'UE. Il partito della ‘’Nuova Democrazia’’ in Grecia, che ha accettato i doppi nomi, sta cercando di usare i manifestanti, trasformando la manifestazione in una manifestazione antigovernativa. Alcuni che amano le divise e il mondo militare hanno trovato l'opportunità di uscire dai loro nascondigli per parlare d'irredentismo, e i fascisti dell’ Alba Dorata vivono il loro sogno per tornare in evidenza e per legalizzarsi negli occhi della folla. Il governo Tsipras cerca di distrarre la opinione e di direzionare l’attenzione pubblica altrove, e i media svolgono il gioco dei loro capi, creando polarizzazione e odio. In tutto questo ci si dimentica che la Macedonia dipende fortemente dalla Grecia per la sua sopravvivenza, ha un 25% della popolazione di origine albanese che vorrebbero unirsi alla Grande Albania ed ha molto più da guadagnare da una buona relazione con la Grecia.
Al raduno di Domenica 4 Febbraio ha parlato anche Mikis Theodorakis, compositore e politico greco, e punto di riferimento per l'opinione pubblica di sinistra, che ormai ha 93 anni. Ha parlato del futuro, seduto nella sua sedia a rotelle, lanciando minacce contro Skopje. "La peggiore forma di fascismo è quella di sinistra’’ ha detto Mikis, uno dei ‘’Dei’’ della Sinistra Greca, certamente intendendo il governo di SYRIZA-ANEL. E questa sua frase ha fatto molto felici i membri dell’Alba Dorata che sorridevano sotto il palco. Chiudendo il suo discorso, ha sottolineato che i Greci dovrebbero essere uniti per sconfiggere Skopje e i nemici della nazione.
Le frasi più provocatorie di Mikis Theodorakis sono state ovviamente le assurdità che ha fatto sul fascismo di sinistra. Ma le frasi più tristi che ha detto riguardavano il tentativo di lusingare questo popolo caduto, il quale ha cercato di rappresentare come un eroe, ispirandolo ad essere incompatibile. Questo popolo non è affatto eroico, ma manifesta solo a condizione che la sua protesta non abbia alcun senso. Fino ad allora, vive umiliato e ringrazia anche e suoi oppressori. Poiché il governo non è riuscito a invertire il corso della degradazione del morale della gente comune che vive umiliata, si verifica come conseguenza naturale il peggio che uno potrebbe mai immaginare: arriva il nazionalismo per ripristinare l'orgoglio di tutti questi ego feriti.
La ricetta ideale per la crescita del nazionalismo esiste in molte parti del mondo: la povertà economica, la disgregazione delle strutture sociali, l'esposizione della popolazione nella sottocultura neoliberista, la profonda ignoranza della storia, la mancanza di figure affidabili nella vita politica, la piena riconciliazione con l'irrazionalità e l'oscurantismo.
E i Greci perché protestano? Quando la loro vita si stava sbriciolando e il loro paese era perso per sempre, loro dormivano. Ora sono usciti con le bandiere. Oramai è un po’ tardi. La Grecia attualmente non può sostenere né la propria politica estera né quella economica. È una colonia di debito con il consenso dei suoi governatori. Non c'è niente di più doloroso e triste che l’incapacità di un paese che va con precisione matematica verso il collasso completo, di uscire dal labirinto. La Grecia si sta preparando per il macello e i Greci la pagheranno molto cara. Le persone che non hanno osato di reagire mentre perdevano le loro case, ora si sentono orgogliosi perché discendono da Alessandro Magno. Il patriottismo però non è quello di gridare nelle piazze con la bandiera in una mano e l'icona della Vergine Maria nell'altra. Il patriottismo è fare qualcosa per rendere la vita delle persone nella tua patria migliore.
Chiudendo, vorrei condividere la testimonianza di una mia amica, giornalista indipendente, che era presente nella manifestazione.
"Eravamo alla manifestazione con altri colleghi Balcani. Una tristezza senza fine. Vi ricordo che circa due settimane fa il Parlamento ha fatto passare ancora un pacchetto di misure sanguinose, e non c’è stata nessuna reazione dalla parte della gente...soltanto una presenza minima "cerimoniale" per le strade.’’
‘’Oggi, sono usciti in piazza circa 150.000-200.000 persone per protestare contro un nome (senza trascurare l'esistenza di elementi nazionalisti in Macedonia per quanto riguarda la questione del nome - i nazionalisti sono sempre gli stessi, in tutto il mondo), mentre la Grecia è già venduta ai privati. Porti, aeroporti, telecomunicazioni (cioè pilastri della sovranità nazionale) sono stati venduti ai Tedeschi e i Cinesi ...’’
‘’C'era anche la "gente comune", portando le bandiere di Bisanzio, e blocchi dell’ Alba Dorata (penso che mi ha dato i brividi passare davanti dai fascisti)’’.....’’Veramente, l'era dei mostri: il mondo vecchio è morto, ma il mondo nuovo non è ancora nato.’’
Giannis Aggelakas – Il Rottame
‘’Chi piange dentro di me dicendomi, svegliati, non è un sogno la neve che ci brucia. Il povero fa il bravo se si sente colpevole. Dove sta andando questa ruota? Dove sta andando questo mondo che sta tornando sempre indietro? Dove sta andando questa notte che dura un’eternità e non finisce mai?’’