Prima di tutto vorrei anticipare il mio pensiero personale
che ritiene l’insegnamento l’ambito proprio dell’istituto scolastico e
l’educazione quello della realtà famigliare. I due soggetti sociali possono
sviluppare sinergie collaborative in tali ambiti senza però sostituirsi a
quello a cui ne è demandata la gestione.
Successivamente vorrei evidenziare il fatto che attualmente
ci troviamo all’interno di una costruzione sociale basata sul concetto di “individualismo
metodologico”. La competizione è elevata a fattore legislativo, discriminante
di ciò che può essere fatto e di ciò che non è conveniente. Questo permea
inevitabilmente le azioni ed il modo di pensare di ognuno di noi: nella scuola,
nella professione, nei rapporti estemporanei, nella visione socio-politica. Per
dirla con le parole dei sociologi: si sostituisce l’idea dell’uomo aristotelico
con quello dell’uomo hobbesiano.
Da ciò discende la necessità di una più critica visione di
quello che le istituzioni tendono a proporre alle parti sociali. Spesso
ammantate di alti contenuti sociali e comunitari, rimangono comunque
conseguenti alla visione liberale della società e per questo indissolubilmente legate
a fattori disgreganti la collettività.
Il tentativo di gestione che le istituzioni scolastiche attuano
nell’ambito educativo promanano da questa costruzione. Relegata ai margini
dell’assetto sociale, precarizzandone le basi economico-sociali, la famiglia
non è ritenuta idonea a perseguire il percorso formativo dei figli come
persone, come cittadini, come elementi sociali. Viene dunque sostituita nei
suoi doveri sociali con una visione più centralizzata ed organica allo status
quo.
I reiterati riferimenti ad una “comunità di valori a cui gli
alunni appartengono”, alla volontà di “sviluppare un senso di responsabilità
comune per lo sviluppo e la crescita della comunità locale ed europea” che
sovente si possono trovare nelle documentazioni progettuali istituzionali fanno
capo non già alla società esistente ma ad una forma resistente e
necessariamente contraria alla società stessa. Forma resistente costituita da
tutte quelle realtà associazionistiche e di volontariato solidale che operano
in aperto contrasto alla costruzione liberale attuale.
Non a caso l’associazionismo dei genitori si scontra sovente
con l’istituzione scolastica, rea di essere troppo burocratizzata, poco
collaborativa, oscura nelle sue azioni. Sono due mondi che si approcciano il
più delle volte in maniera conflittuale.
Ecco dunque che le istituzioni liberali invadono
proditoriamente la dialettica del tessuto collettivo, se ne impossessano in
chiave individualistica e la ripropongono modificata e stravolta.
Come interpretare positivamente infatti il giusto scambio di
esperienze internazionali quando i sentimenti di appartenenza alla propria
comunità sono i primi ad essere demonizzati?
Come intendere in senso costruttivo l’insegnamento delle
lingue straniere se non si associa ad esse un forte legame alla propria
identità storico-territoriale?
L’ambito nel quale questi progetti vengono proposti è lo
stesso in cui ogni genitore ritiene corretto fuggire dalla realtà scolastica
che vive quotidianamente nel momento in cui si evidenziano problematiche o
malfunzionamenti. La struttura sociale gliene da piena possibilità. E,
particolare da non trascurare, le alternative vengono trovate molto spesso in
realtà scolastiche private, accessibili solo per ceti sociali abbienti,
determinando quindi una selezione all’interno della comunità stessa.
Ma nonostante queste evidenze ogni individuo, davanti alle
coinvolgenti narrazioni dei progetti istituzionali si ritrova a condividerne la
costruzione, travisando la favola con la realtà. Non è scorretto farne un
parallelo con lo sconosciuto che offre caramelle ai bambini fuori dalle scuole
dove l’innocenza di un dolce incartato nasconde secondi fini.
A mio avviso quindi è necessario rigettare qualsiasi
attività proposta al di fuori del percorso didattico, già di per se menomato in
molte sue caratteristiche sociali. Non prima almeno di averlo equilibrato con
un progetto eguale e contrario che prenda in esame l’apprendimento del pensiero
critico della persona, dei doveri civici, dell’identità territoriale.
Roberto