L’ultimo mercoledì di gennaio, presso
la Casa della Cultura di Milano è intervenuto
Tomás Hirsch,
storico esponente umanista appena eletto deputato in Cile, che ha raccontato
l’esperienza cilena durante l’ultima campagna elettorale per le elezioni,
presidenziali, parlamentari e regionali. Il risultato elettorale per il suo
gruppo è stato: 20 deputati, 1 senatore e 21 consiglieri regionali e
addirittura la giovane candidata presidente
Beatriz
Sánchez, ha superato il 20% dei voti. Considerando la pessima campagna
elettorale dei vari partiti nostrani e dopo aver osservato, i modelli
organizzativi dei vari gruppi politici del sottobosco, ascoltarlo, è stato
davvero una ventata d’aria fresca, anzi vi dirò, soffiava la BORA.
STORIA_ Secondo Tomás in Cile negli ultimi anni, il modello
neoliberista è stato venduto dal mainstream come una forma di successo. Però
gli anziani che hanno difficoltà ad andare in giro per il mondo, non potevano
raccontare in realtà casa gli stava succedendo. Anche l’immagine
dell’educazione scolastica veniva venduta, da chi riceveva privilegi economici,
come vantaggiosa quando in realtà i giovani andavano all’università e poi si
ritrovavano con un indebitamento a vita (dal 2006 al 2011). Poi è caduta la
maschera che si era installata come immagine nella mente delle persone, e sono arrivati
in superficie tutti i legami tra i politici e gli imprenditori e ciò ha portato
ad uno scandalo. Le persone comuni non credevano più alle forze politiche,
tutto era screditato. In questo disastro oltretutto avevano cambiato anche il
sistema elettorale e se non si faceva parte dei due schieramenti principali, si
rimaneva fuori dalla rappresentanza. Il “Frente Amplio” cileno che si è creato
successivamente a questo disastro, raffigurava così una vera speranza; esso
rappresenta il risultato che da soli le cose non si possono cambiare e che è
necessario uscire dall’individualismo costruito dal neoliberismo. Quindi prima
delle elezioni, c’erano tre progetti politici: 1- la destra che voleva
mantenere il modello neoliberista, 2- la coalizione di sinistra che voleva
riformare questo modello (ritoccando ma non trasformando il modello
neoliberista), 3- il fronte ampio che voleva una trasformazione politico
sociale.
IL FRENTE_ Lo storico continua poi con
la sua descrizione spiegando le
caratteristiche del fronte
ampio cileno e perché ha ottenuto frutti inaspettati. Afferma che il fronte
è il risultato della speranza per ottenere una trasformazione e che rappresenta
il riflesso di un modello che ha iniziato ad aprirsi. Nel fronte ci sono
diverse organizzazioni, Marxiste, Gramsciane, Socialiste, Umaniste ecc. (non
solo di sinistra) che cooperano insieme. Per far stare insieme tutte queste
forze e non far cadere tutto, era importante costruire un PROGETTO FUTURO NUOVO,
più che dare assoluta importanza all’origine del pensiero di ogni singolo gruppo
(ciò comunque non significava abbandonare o non considerare gli insegnamenti
passati). Questa rete tra movimenti sociali e forze politiche, ha cercato di costruire
un progetto di società A LUNGO TERMINE e su questo argomento si basava la
campagna elettorale che comunque si doveva fare. All’interno di questa organizzazione,
non è mai successo che un gruppo fosse considerato meglio di un altro, si dava
valore alla diversità, si dialogava, pur avendo posizioni diverse. È stato
adottato un sistema dove il risultato doveva andare bene a tutti e
rappresentava un processo per continuare.
Durante la campagna, gli elettori
hanno percepito e apprezzato nei candidati: l’onestà, la trasparenza, la
coerenza, il dire quello che si sa (ammettendo anche ciò che non si sa), il
fatto di vedere figure vicine ai cittadini e anche giovani. Di Beatriz Sánchez hanno
visto ad esempio che era femminista per davvero, non per i voti e per moda, e il
suo comportamento era vero, non era marketing da agenzia pubblicitaria e durante
la campagna le erano vicine le persone care con naturalezza. LA RABBIA DEGLI
ELETTORI SI È TRASFORMATA COSÌ IN SPERANZA. Anche se c’è ancora una maggioranza
che non ha votato e non partecipa, ora è cambiato l’atteggiamento di queste
persone che stanno attente al comportamento del Fronte e quando vengono rilevati
errori, vengono ammessi pubblicamente. Se per caso LE DECISIONI DOVESSERO
ESSERE PRESE AL VERTICE del movimento, le persone iniziano con un pressante bombardamento
critico.
Olga (membro del nostro
collettivo) ha avuto l’occasione di ascoltare Thomas qualche giorno prima di me
ed è stata colpita molto dal ripetuto concetto “Senza gli altri non siamo nulla
e non andiamo da nessuna parte” e dall'aspetto della convergenza della
diversità che è considerata un punto fondamentale all'interno del movimento. Tutte
le voci infatti, vengono ascoltate e nella pratica c’è un’organizzazione tale e
una comunicazione così aperta da permettere a tutte le forze della coalizione
di avere un’alta probabilità di eleggere almeno uno candidato. Un altro aspetto
fondamentale evidenziatomi da Olga è che il movimento ha lavorato tantissimo
sul territorio, sono scesi per strada e sono riusciti in 7 giorni, con
un’attività continua dalla mattina alla sera, a parlare con le persone ed a ottenere
in pochissimo tempo 700 tesserati che si sono sentiti veramente ascoltati. I
membri del fronte sono risultati quelli che: non avevano fretta di candidarsi, della
porta accanto, non cercavano di creare liste all'ultimo momento e avevano in
mente il futuro. Ovviamente la loro prospettiva era quella di creare una
trasformazione, entrando nelle istituzioni.
RIFLESSIONI_ Tornando a mercoledì sera, durante il dialogo con lo storico,
è intervenuto Vittorio Agnoletto che può piacere o meno però ha specificato un
aspetto interessante e cioè che è necessario ricostruire una questione etica di
tipo relazionale fra le persone e che se non ci sarà questo, non ci sarà
cultura di sinistra. Purtroppo non sono riuscita a rimanere fino alla fine
della conferenza, ma il tempo a disposizione mi è bastato per capire che le
problematiche cilene descritte all'inizio, sono simili a quelle italiane. Da
noi ha preso sopravvento l'ordoliberismo dove lo Stato interviene sul mercato
in favore di finanza, multinazionali e la grande industria e non agisce per
garantire la piena occupazione, lavoro e il bene per la collettività come indicato
nella nostra Costituzione del ‘48. La legge elettorale non è più proporzionale
e la politica ha perso completamente credibilità. Ci sono delle differenze
rispetto la situazione cilena, qui da noi i politici si considerano semplicemente
come dei corrotti e ladri quando in realtà oltre a questo, c’è molto di più, SONO
COMPLETAMENTE ASSERVITI AI MERCATI FINANZIARI e lo stesso movimento Cinque
Stelle, speranza per qualcuno, si è rivelato liberista. L’impresa per il
movimento Cileno è stata comunque molto faticosa perché il Cile aveva subito la
dittatura fino a poco tempo fa e le persone erano veramente arrabbiate. Per noi
invece è passato più tempo da quel momento e ad un certo punto, avevamo veramente
tanto, potevamo applicare la nostra Costituzione del ‘48 ma non solo non
l’abbiamo fatto ma siamo anche riusciti a perdere tutto. Come diceva un nostro
padre costituente Piero Calamandrei “La Costituzione non è una macchina che una
volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la
lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci
dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la
volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una
delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica”.
Per me la Costituzione del ‘48 è la più alta rappresentazione della nostra
cultura, nata da DIVERSE FORZE POLITICHE che avevano un desiderio di
rinnovamento assoluto e di rifiuto del passato.
Mi piacerebbe a questo punto che si
prendesse in considerazione, in Italia, l’organizzazione e la comunicazione del
Fronte ampio cileno, per riportare al centro la nostra Costituzione ma come fare
se: c’è chi non ha capito neanche chi sta provocando questa crisi economica, ci
sono persone che hanno PAURA di muoversi per non essere marchiati a fuoco con
la dicitura “De destra”, c’è chi non rispetta la diversità, mancano le relazioni
umane, c’è sempre qualche gruppo che vuole egemonizzare e sentirsi di più degli
altri, ci sono all'interno delle organizzazioni politiche, persone al vertice
che pretendono di comandare senza considerare la base, senza conoscere il
territorio e infine la maggioranza delle forze politiche ufficiali
rappresentano solo il male.
Non sarà facile
Federica