venerdì 16 febbraio 2018

L’esperienza del Frente Amplio cileno e l’anima smarrita della politica italiana





L’ultimo mercoledì di gennaio, presso la Casa della Cultura di Milano è intervenuto Tomás Hirsch, storico esponente umanista appena eletto deputato in Cile, che ha raccontato l’esperienza cilena durante l’ultima campagna elettorale per le elezioni, presidenziali, parlamentari e regionali. Il risultato elettorale per il suo gruppo è stato: 20 deputati, 1 senatore e 21 consiglieri regionali e addirittura la giovane candidata presidente Beatriz Sánchez, ha superato il 20% dei voti. Considerando la pessima campagna elettorale dei vari partiti nostrani e dopo aver osservato, i modelli organizzativi dei vari gruppi politici del sottobosco, ascoltarlo, è stato davvero una ventata d’aria fresca, anzi vi dirò, soffiava la BORA.


STORIA_ Secondo Tomás in Cile negli ultimi anni, il modello neoliberista è stato venduto dal mainstream come una forma di successo. Però gli anziani che hanno difficoltà ad andare in giro per il mondo, non potevano raccontare in realtà casa gli stava succedendo. Anche l’immagine dell’educazione scolastica veniva venduta, da chi riceveva privilegi economici, come vantaggiosa quando in realtà i giovani andavano all’università e poi si ritrovavano con un indebitamento a vita (dal 2006 al 2011). Poi è caduta la maschera che si era installata come immagine nella mente delle persone, e sono arrivati in superficie tutti i legami tra i politici e gli imprenditori e ciò ha portato ad uno scandalo. Le persone comuni non credevano più alle forze politiche, tutto era screditato. In questo disastro oltretutto avevano cambiato anche il sistema elettorale e se non si faceva parte dei due schieramenti principali, si rimaneva fuori dalla rappresentanza. Il “Frente Amplio” cileno che si è creato successivamente a questo disastro, raffigurava così una vera speranza; esso rappresenta il risultato che da soli le cose non si possono cambiare e che è necessario uscire dall’individualismo costruito dal neoliberismo. Quindi prima delle elezioni, c’erano tre progetti politici: 1- la destra che voleva mantenere il modello neoliberista, 2- la coalizione di sinistra che voleva riformare questo modello (ritoccando ma non trasformando il modello neoliberista), 3- il fronte ampio che voleva una trasformazione politico sociale.

IL FRENTE_ Lo storico continua poi con la sua descrizione spiegando le caratteristiche del fronte ampio cileno e perché ha ottenuto frutti inaspettati. Afferma che il fronte è il risultato della speranza per ottenere una trasformazione e che rappresenta il riflesso di un modello che ha iniziato ad aprirsi. Nel fronte ci sono diverse organizzazioni, Marxiste, Gramsciane, Socialiste, Umaniste ecc. (non solo di sinistra) che cooperano insieme. Per far stare insieme tutte queste forze e non far cadere tutto, era importante costruire un PROGETTO FUTURO NUOVO, più che dare assoluta importanza all’origine del pensiero di ogni singolo gruppo (ciò comunque non significava abbandonare o non considerare gli insegnamenti passati). Questa rete tra movimenti sociali e forze politiche, ha cercato di costruire un progetto di società A LUNGO TERMINE e su questo argomento si basava la campagna elettorale che comunque si doveva fare. All’interno di questa organizzazione, non è mai successo che un gruppo fosse considerato meglio di un altro, si dava valore alla diversità, si dialogava, pur avendo posizioni diverse. È stato adottato un sistema dove il risultato doveva andare bene a tutti e rappresentava un processo per continuare.

Durante la campagna, gli elettori hanno percepito e apprezzato nei candidati: l’onestà, la trasparenza, la coerenza, il dire quello che si sa (ammettendo anche ciò che non si sa), il fatto di vedere figure vicine ai cittadini e anche giovani. Di Beatriz Sánchez hanno visto ad esempio che era femminista per davvero, non per i voti e per moda, e il suo comportamento era vero, non era marketing da agenzia pubblicitaria e durante la campagna le erano vicine le persone care con naturalezza. LA RABBIA DEGLI ELETTORI SI È TRASFORMATA COSÌ IN SPERANZA. Anche se c’è ancora una maggioranza che non ha votato e non partecipa, ora è cambiato l’atteggiamento di queste persone che stanno attente al comportamento del Fronte e quando vengono rilevati errori, vengono ammessi pubblicamente. Se per caso LE DECISIONI DOVESSERO ESSERE PRESE AL VERTICE del movimento, le persone iniziano con un pressante bombardamento critico.

Olga (membro del nostro collettivo) ha avuto l’occasione di ascoltare Thomas qualche giorno prima di me ed è stata colpita molto dal ripetuto concetto “Senza gli altri non siamo nulla e non andiamo da nessuna parte” e dall'aspetto della convergenza della diversità che è considerata un punto fondamentale all'interno del movimento. Tutte le voci infatti, vengono ascoltate e nella pratica c’è un’organizzazione tale e una comunicazione così aperta da permettere a tutte le forze della coalizione di avere un’alta probabilità di eleggere almeno uno candidato. Un altro aspetto fondamentale evidenziatomi da Olga è che il movimento ha lavorato tantissimo sul territorio, sono scesi per strada e sono riusciti in 7 giorni, con un’attività continua dalla mattina alla sera, a parlare con le persone ed a ottenere in pochissimo tempo 700 tesserati che si sono sentiti veramente ascoltati. I membri del fronte sono risultati quelli che: non avevano fretta di candidarsi, della porta accanto, non cercavano di creare liste all'ultimo momento e avevano in mente il futuro. Ovviamente la loro prospettiva era quella di creare una trasformazione, entrando nelle istituzioni.

RIFLESSIONI_ Tornando a mercoledì sera, durante il dialogo con lo storico, è intervenuto Vittorio Agnoletto che può piacere o meno però ha specificato un aspetto interessante e cioè che è necessario ricostruire una questione etica di tipo relazionale fra le persone e che se non ci sarà questo, non ci sarà cultura di sinistra. Purtroppo non sono riuscita a rimanere fino alla fine della conferenza, ma il tempo a disposizione mi è bastato per capire che le problematiche cilene descritte all'inizio, sono simili a quelle italiane. Da noi ha preso sopravvento l'ordoliberismo dove lo Stato interviene sul mercato in favore di finanza, multinazionali e la grande industria e non agisce per garantire la piena occupazione, lavoro e il bene per la collettività come indicato nella nostra Costituzione del ‘48. La legge elettorale non è più proporzionale e la politica ha perso completamente credibilità. Ci sono delle differenze rispetto la situazione cilena, qui da noi i politici si considerano semplicemente come dei corrotti e ladri quando in realtà oltre a questo, c’è molto di più, SONO COMPLETAMENTE ASSERVITI AI MERCATI FINANZIARI e lo stesso movimento Cinque Stelle, speranza per qualcuno, si è rivelato liberista. L’impresa per il movimento Cileno è stata comunque molto faticosa perché il Cile aveva subito la dittatura fino a poco tempo fa e le persone erano veramente arrabbiate. Per noi invece è passato più tempo da quel momento e ad un certo punto, avevamo veramente tanto, potevamo applicare la nostra Costituzione del ‘48 ma non solo non l’abbiamo fatto ma siamo anche riusciti a perdere tutto. Come diceva un nostro padre costituente Piero Calamandrei “La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica. Per me la Costituzione del ‘48 è la più alta rappresentazione della nostra cultura, nata da DIVERSE FORZE POLITICHE che avevano un desiderio di rinnovamento assoluto e di rifiuto del passato.

Mi piacerebbe a questo punto che si prendesse in considerazione, in Italia, l’organizzazione e la comunicazione del Fronte ampio cileno, per riportare al centro la nostra Costituzione ma come fare se: c’è chi non ha capito neanche chi sta provocando questa crisi economica, ci sono persone che hanno PAURA di muoversi per non essere marchiati a fuoco con la dicitura “De destra”, c’è chi non rispetta la diversità, mancano le relazioni umane, c’è sempre qualche gruppo che vuole egemonizzare e sentirsi di più degli altri, ci sono all'interno delle organizzazioni politiche, persone al vertice che pretendono di comandare senza considerare la base, senza conoscere il territorio e infine la maggioranza delle forze politiche ufficiali rappresentano solo il male.

Non sarà facile 
Federica

Nessun commento:

Posta un commento