lunedì 3 aprile 2017

Padri e società

E’ vero.

Sperare di cambiare il mondo attraverso l’incontro settimanale con altri 5 o 6 scappati di casa come me è utopia.

Sognare con esso di accendere la miccia della consapevolezza popolare riguardo alla tragica situazione del nostro sistema sociale pure.

Anche solo organizzare un piccolo evento aggregativo che abbia contenuti condivisi riguardo lavoro, geopolitica, economia sembra lavoro da superuomini.

Eppure poter incontrare persone che vivono il tuo stesso disagio, che tentano di squarciare il velo di paura che ci circonda è linfa vitale.

Scarica un po’ la tensione che un padre, in questo periodo di assenza di futuro, accumula giornalmente pensando alle proprie figlie e al loro percorso di crescita.

L’istinto protettivo, il Liberismo Globalizzato te lo propone come pensiero individuale ed esso, come tale, continua a scavare un solco sociale tra te e gli “altri”. Gli “altri”: i nemici tuoi e dei tuoi sentimenti, della carne della tua carne.

Ma è necessario combatterlo

 Combattere l’isolamento con un paio d’ore settimanali di condivisione, magari anche solo di pensieri disfattistici vi giuro che fa tanto.

Almeno per me.

Sapere che, in una triangolazione sociale spuria, questi 4 scappati di casa incontrandomi il giovedì, si prendono in qualche modo cura del futuro della mia prole mi rasserena un poco.

Più di quanto mi rasserenino altri amici, con i quali condividi tutto meno che l’analisi del tempo presente e che non sai bene se, al momento del loro bisogno, potranno avere riguardo per te e dei tuoi cari.

 Animali competitivi. Si nascondono ovunque.

Ecco, forse nell'ambito delle mansioni di un buon padre, ci sta quella di mantenere viva l’aggregazione sociale, la condivisione, la partecipazione, la vicinanza.


Roberto

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