venerdì 7 aprile 2017

Non preghi adesso, soldato blu?

<Non preghi adesso, soldato blu?
Di' una poesia, di' qualche bella frase>

Nel cinema statunitense, che ha prodotto anche opere meravigliose e in qualche caso addirittura autocritiche, ma che per lo più ha diffuso l'ideologia e l'immaginario della potenza dominante e trainante nel mondo al di fuori dei propri confini, concorrendo a legittimarne politicamente e culturalmente il ruolo, un genere in particolare è stato importante in questa produzione a cavallo tra immaginario e ideologia.
Il genere western.

Per lunghi decenni il genere western ha prodotto, riprodotto, diffuso e santificato mitologia.
Il mito della frontiera come costruzione politica, culturale e sociale degli USA.
La storia del popolo intraprendente che forgia il proprio destino contro ogni avversità, che porta la civilizzazione ( vista sempre e solo dal proprio unilaterale punto di vista ) tra le tenebre, nella terra dei barbari e della barbarie.
Un mito che concorre a veicolarne un altro, quello fondato sull'individualismo metodologico: il mito capitalista del madeself man.
Parlo del mito dell'uomo che si fa da solo che, nel primo genere western, trova un afflato epico e mitologico nell'estendersi come idea di intero popolo che si fa da solo.
La violenza viene assolta e beatificata insieme, perché contro i barbari quello puoi fare: sterminarli.
E "solo dalle mie fredde mani morte strapperai il mio fucile".
Mitologia tragicamente guerrafondaia in realtà mai archiviata e veicolata attraverso un messaggio devastante, quello dei primi western.
Quelli di e alla John Wayne per intenderci, quel messaggio intriso di un manicheismo assolutamente yankee per cui il buono si distingue dal cattivo in quanto uccide tutti i cattivi.

Vi fu una sterzata in questo tipo di racconto teso a legittimare una certa idea del ruolo degli Stati Uniti nel mondo con l'inizio degli anni '70; credo non casualmente in concomitanza con le grandi proteste degli studenti contro la guerra in Vietnam.
Una diversa idea di western e quindi di mito della frontiere e nascita della nazione andava innestandosi anche sulla consapevolezza che, pur sembrando incredibile al mondo intero, quella guerra gli USA stavano sempre più chiaramente andando a perderla.

Forse allora non sono tutti mostri e tutti barbari gli "altri da noi stessi", altrimenti non si capirebbe come quelli sgorbietti gialli che mangiano riso, che non hanno neanche le scarpe e vivono dalle parti del Mekong, abbiano potuto sconfiggerci.
Quando i nemici vincono tocca umanizzarli altrimenti svaluti te stesso, se hai perso contro di loro.
Come farlo senza scendere direttamente nel merito di una attualità troppo scottante?
Un buon metodo può essere rivalutare la figura del cattivo rispetto a tanti eventi del passato.

Così a partire dal 1970 il western esce dai suoi canoni stereotipati e si comincia a mostrare che gli indiani erano buoni, erano umani.
Nel 1970 Soldato Blu, che parla della strage di cui i bianchi sono colpevoli, il massacro di Sand Creek, mostrando le peggiori efferatezza sulle quali si costruì il mito della frontiere.
Una frontiera intrisa di sangue; una frontiera che non era solo illegittimo furto di terra ma spesso manifestazione di autentico sadismo genocida.
Nello stesso anno destò meno scandalo, ma artisticamente era migliore, Il piccolo grande uomo; film che mostra come gli indiani siano stati corrotti oltre che assassinati dall'uomo bianco.
I nativi vengono dipinti come portatori di una innocenza e di una umanità eticamente e moralmente di gran lunga superiore.
Due anni dopo Corvo Rosso non avrai il mio scalpo, nel quale gli indiani sono ancora cattivi ma non privi di un proprio profondo senso dell'onore, suggerendo così che tante volte la giustizia è più che altro una questione di punti di vista.
20 anni dopo questo filone degli indiani buoni e dei bianchi cattivi era a tal punto diventato un luogo comune che si son sentiti in dovere di sommergere Balla coi lupi di Oscar, pur non essendo l'episodio migliore del nuovo filone.

Ma la realtà è che sotto sotto, la mistica del fucile che strapperai soltanto dalle fredde mani morte, l'idea che il buono si distingue e si riconosce perché uccide tutti i cattivi, era rimasta tale e quale.
Il ribaltamento dello stereotipo era esclusivamente esteriorità. Un grande e ipocrita lavacro di coscienze, al di la delle intenzioni magari anche buone e sincere di vari autori.

Lo vediamo ancor oggi.

Ci hanno dipinto Trump come un mostro per oltre un anno, perché non è politicamente corretto, perché è volgare e perché pur essendo sicuramente un pezzo di establishment ha messo in discussione alcuni elementi del Grande Racconto della Meravigliosa Globalizzazione Progressista ( per prendere i voti della classe lavoratrice che ne era stata massacrate, col placet di Obama e di Hillary Clinton ).
Schifoso finchè volete ma almeno in parte fuori dal canone di come dovesse funzionare il mondo, così come ce l'hanno raccontato a reti unificate nel corso degli ultimi 30 anni almeno.
Omofobo!
Razzista!
Protezionista!
Populista!

Ne han dette di ogni.
Per altro non senza motivo perché effettivamente è chiaro che considera le donne oggetti, che la sua idea di come gestire ispanici, neri e minoranze varie, fa schifo.
Ma dimenticandosi sistematicamente di ricordare che Obama, il ragazzo immagine di Goldman Sachs politicamente corretto in quanto abbronzato, durante il proprio mandato aveva bombardato 7 paesi con la guida e la collaborazione della sua autentica anima nera, Hillary Clinton, madre della destabilizzazione in Libia e del golpe dei nazisti guidati da Poroschenko in Ucraina.

Poi una mattina Trump si sveglia e siccome un po' di persone, tra le quali dei bambini, sono morte in Siria in un modo atroce 48 ore prima ( omettendo di ricordare i 350.000 morti nei 6 anni precedenti e i quasi 4 milioni di sfollati e profughi ), lui si scopre di colpo paladino dei diritti umani.
Senza per altro che vi siano prove chiare e univoche della responsabilità del governo siriano e come se in ogni caso questo facesse la differenza, se anche la responsabilità vi fosse, per un essere umano che si sia elevato dalla logica della legge del taglione risalente al codice di Hammurabi...

Del resto quale modo migliore che scoprirsi paladino dei diritti umani che comandare il lancio di una sventagliata di missili per uccidere degli essere umani?
Ma quelli sono cattivi.
E, dicevamo, il buono si riconosce in quanto buono perché uccide tutti i cattivi.


A questo punto Trump di colpo ritorna nel mondo dei buoni.

Finché diceva che le donne devi prenderle per la fica e che se hai soldi hai fica finché ne vuoi: mostro!
Quando cominci a bombardare...applausi dei governi occidentali, di Gentiloni, e di tutti i pacifinti diritto umanisti.

Che schifo di mondo.
Che schifo di ipocrisia, secondo la quale bisogna passare ai crimini concreti per poter entrare a pieno diritto nel novero dei buoni.


P.S.
Il mito degli indiani che in realtà erano i buoni della storia è stato per tanti anni, anche prima che il cinema statunitense cercasse di lavare la coscienza del proprio popolo, uno dei simboli della controparte agli Stati Uniti.
Un'idea su cui facevo leva quelli che criticavano ed erano contrari al fatto di essere ascari del guerrafondaio impero a stelle e strisce.
Gli indiani combatterono per la propria libertà e la propria terra fin dai tempi della rivoluzione americana contro i coloni che li massacravano.
Cominciarono le sei Tribù Irochesi che vivevano tra la foce del fiume San Lorenzo e la regione dei grandi laghi, lungo il fiume Mohawk.
Si diedero nome di Nazione Mohawk.
Hanno combattuto per la propria terra, la propria libertà, la propria autodeterminazione, quindi per la sovranità della propria nazione.
Una sovranità in pace: né oppressi né oppressori, liberi sulla propria terra.
I paladini dei diritti umani che oggi vogliono più bombardamenti nel nome dei diritti umani ci hanno forse ripensato che quella fosse la causa giusta, perché gli indiani erano maledetti "sovranisti"?
Chiedo perchè sono frastornato.
Più guerra nel nome della pace e il fatto che sia giusto pretendere di comandare nell'altrui paese, è una teoria che non mi ha mai convinto troppo.


Enea



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