Belli i tempi dove al posto dei Post su FB passavi il diario ai compagni di banco che te lo riempivano di scritte, adesivi, pacchetti di sigarette e preservativi incollati tra le pagine, etichette di birre scadenti scolate al sabato al concerto e disegnini scarabocchiati, dove appariva un timido TVB e l'emoticon non sapevi neanche cos'era.
Belli i
tempi dove non avevi bisogno di " uots app ", ne te ne
sarebbe fregato niente se non funzionava, tanto per scendere e beccarsi ci si
urlava dai balconi.
Bei tempi
quelli dove in strada trovavi gli amici e non avevi bisogno dello "status
online" ne delle doppie conferme in blu, sapevi che il branco aveva una
tana e la potevi rifugiarti senza bisogno di annoiarti tra la condivisione di
un aforisma o un meme. I nostri covi erano cantine abbandonate, sporche e
disagiate ma nessuno di noi si ammalava e si cresceva forti come tori.
Bei tempi
dove il bullismo era un rito di passaggio e imparavi a prenderle e a darle,
dove se tornavi a casa piangendo i tuoi ti insegnavano ad essere più forte e
non correvano a difenderti come se fossi un bambino. Erano gli anni delle
" immense compagnie, in motorino sempre in due ", delle giostre a
maggio dove prendersi a mazzate con gli zingari ma senza razzismo, non lo facevi
solo contro di loro perche erano sporchi e vivevano nei campi, perchè il tuo
primo "nemico" stava oltre il ponte e aveva la pelle del tuo stesso
colore e una batteria come la tua.
Stavamo in
mezzo alla strada dalla mattina alla sera, senza cellulari per contattarci ne
telecamere per sgamarci, eppure era un mondo più brutto e sgarruppato di quanto
lo sia adesso e nessuno di noi temeva il futuro, anzi il futuro era la oltre
uno dei 4 ponti che divideva il quartiere dalla città di Milano.
Quella
carcassa della Milano proletaria delle Fabbriche, dei Bar dove il dialetto si
fonde davanti alla Gazzetta, della Milano dal Cuore in Mano che a noi ci ha
sempre visto come figli di un Dio minore.
C'è uno
status che vivi da sempre, che non puoi cambiare se non con la tua volontà
quotidiana, è lo status di chi non è ne vinto ne vincitore, ma sopravvissuto.
Oggi più di allora abbiamo bisogno di narrazioni, di racconti, di epiche e di memorie.
Oggi più di allora abbiamo bisogno di narrazioni, di racconti, di epiche e di memorie.
Oggi ne
abbiamo bisogno più di allora, quando queste avventure le vivevamo.
Aaron
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