giovedì 4 maggio 2017

Belli i tempi...


Belli i tempi dove al posto dei Post su FB passavi il diario ai compagni di banco che te lo riempivano di scritte, adesivi, pacchetti di sigarette e preservativi incollati tra le pagine, etichette di birre scadenti scolate al sabato al concerto e disegnini scarabocchiati, dove appariva un timido TVB e l'emoticon non sapevi neanche cos'era.

Belli i tempi dove non avevi bisogno di " uots app ", ne te ne
sarebbe fregato niente se non funzionava, tanto per scendere e beccarsi ci si urlava dai balconi.

Bei tempi quelli dove in strada trovavi gli amici e non avevi bisogno dello "status online" ne delle doppie conferme in blu, sapevi che il branco aveva una tana e la potevi rifugiarti senza bisogno di annoiarti tra la condivisione di un aforisma o un meme. I nostri covi erano cantine abbandonate, sporche e disagiate ma nessuno di noi si ammalava e si cresceva forti come tori.

Bei tempi dove il bullismo era un rito di passaggio e imparavi a prenderle e a darle, dove se tornavi a casa piangendo i tuoi ti insegnavano ad essere più forte e non correvano a difenderti come se fossi un bambino. Erano gli anni delle " immense compagnie, in motorino sempre in due ", delle giostre a maggio dove prendersi a mazzate con gli zingari ma senza razzismo, non lo facevi solo contro di loro perche erano sporchi e vivevano nei campi, perchè il tuo primo "nemico" stava oltre il ponte e aveva la pelle del tuo stesso colore e una batteria come la tua.

Stavamo in mezzo alla strada dalla mattina alla sera, senza cellulari per contattarci ne telecamere per sgamarci, eppure era un mondo più brutto e sgarruppato di quanto lo sia adesso e nessuno di noi temeva il futuro, anzi il futuro era la oltre uno dei 4 ponti che divideva il quartiere dalla città di Milano.

Quella carcassa della Milano proletaria delle Fabbriche, dei Bar dove il dialetto si fonde davanti alla Gazzetta, della Milano dal Cuore in Mano che a noi ci ha sempre visto come figli di un Dio minore.

C'è uno status che vivi da sempre, che non puoi cambiare se non con la tua volontà quotidiana, è lo status di chi non è ne vinto ne vincitore, ma sopravvissuto.
Oggi più di allora abbiamo bisogno di narrazioni, di racconti, di epiche e di memorie.


Oggi ne abbiamo bisogno più di allora, quando queste avventure le vivevamo.


Aaron

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