domenica 19 marzo 2017

Il Conflitto


Nelle mie recenti ed embrionali letture filosofiche mi sono imbattuto in Eraclito.
Questo proto-filosofo vissuto 2500 anni fa elaborava una tesi del “tutto” molto diversa rispetto a quella dei poeti omerici e a quella dei naturalisti.

Se Omero esaltava negativamente la guerra come evidenza della debolezza della giustizia umana, Esiodo definiva il concetto di giustizia assoluta e divinizzata, obiettivo principale dell’uomo e pratica emancipatrice di quest’ultimo dagli animali. Solone poi ne secolarizzava la costruzione, ponendo le basi del fare politico, nel pensiero che solo una società equilibrata fosse una società sana.

I naturalisti poi introdussero il concetto cosmologico degli opposti ( caldo, freddo; fuoco, acqua) sul cui equilibrio si basava il buon funzionamento della realtà.

Eraclito invece stravolge questi concetti ed evidenzia la centralità del Conflitto in tutte le precedenti elaborazioni.
Non è l’equilibrio tra gli opposti il vero motore del tempo umano ma è il Conflitto che determina l’equidistanza, che rende possibile il fluire storico del presente. Senza di esso la civiltà si ferma, si imputridisce, muore.

Ora, il nostro Opposto politico e sociale è il Liberismo Globalizzato

Quello che ha costruito intorno a noi è una gabbia soffocante e che ci impedisce di guardare al futuro con speranza e serenità.

Per equilibrare questo presente non abbiamo altra alternativa che il Conflitto. E più il disequilibrio è forte e più il Conflitto deve necessariamente essere virulento.

Chiunque proponga un percorso alternativo al tale Conflitto è da ritenersi colluso con il nostro Opposto.

Nello specifico dunque, Redditi di Cittadinanza, Concertazioni sindacali, stimoli fiscali in regime di parità di bilancio sono da considerarsi strumenti di elusione del Conflitto e quindi da rifiutare categoricamente.

Sono palliativi che mirano a assimilarci al nostro Opposto e che mantengono la situazione di disequilibrio, comprimendo le tensioni nella speranza vana di poterle disinnescare. Sono le pratiche della nostra classe dirigente traditrice.

E gli stessi nostri tentativi di mantenere rapporti personali con individui dichiaratamente collusi con il nostro Opposto “solo perché” con essi abbiamo condiviso un precedente ( e ormai remoto ) percorso politico e sociale sono da considerarsi elusivi del Conflitto stesso, freni al suo naturale dispiegarsi.

Lasciamo che si sviluppi perché è la sola unica nostra speranza.

Assicuriamoci di dare ad esso una struttura.


Roberto

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