mercoledì 7 marzo 2018

Brevi considerazioni sulle strutture organizzative di impegno sociale e politico



Sempre più marcatamente, nelle riunioni di UPUC, viene a emergere l’elaborazione di un pensiero concreto e definito sulla necessaria struttura organizzativa di un nuovo soggetto socio-politico.
Quel soggetto di cui noi auspichiamo la nascita e che nella nostra irrilevanza cerchiamo di creare, cercando sponde e collaborazioni.

Ogni persona del collettivo ha, nel suo bagaglio di esperienze, la partecipazione ad un progetto aggregativo nel cui programma ha trovato ampia condivisione in relazione alle proprie idee.
Quello che è successo in tutti i casi di attivazione personale è stato però quello di scontrarsi con la struttura organizzativa del progetto nascente, rivelatosi successivamente verticistico, personalistico, centralizzato ed egemonizzante.

Non è bastato dunque l’impegno, l’abnegazione e la condivisione che ognuno di noi ha profuso per il progetto. Ogni azione “non conforme” all’elaborazione concettuale della “testa pensante” veniva stroncato e demonizzato. Neanche la chiara consapevolezza che un soggetto plurimo neonato debba necessariamente essere difeso dalla disgregazione in se latente poteva avvallare l’accettazione di questo centralismo, democratico poi solo a parole.

La consapevolezza che uno delle maggiori colpe della mancata creazione di un massiccio e coeso soggetto socialista popolare sia stata proprio la verticalizzazione delle aggregazioni nate negli ultimi tempi è condivisa da ogni componente del collettivo.
Il risultato di queste esperienze è dunque l’elaborazione e la messa in atto di un progetto orizzontale, condiviso, che dia spazio alla partecipazione delle persone in relazione all’ambiente sociale di appartenenza.

Progetto che debba anche incentivare l’elaborazione di concetti metapolitici che teorizzino un percorso politico nuovo, identificante e conseguentemente aggregante.

Il progressismo (di sola facciata) ha fallito, piegandosi alla struttura globalista liberale, che, nella sua fase di crisi e decadenza, fa da sponda, incentivando l’impoverimento generalizzato, alla rinascita di pulsioni reazionarie. In questo marasma sociale le istituzioni, nell’estremo tentativo di difendere se stesse, accentuano il proprio attivismo burocratico vessatorio prestando ulteriormente il fianco alla visione liberista della società che entra proditoriamente nelle speranze di chi, fino a ieri, si considerava difensore della struttura sociale costituzionale basata sull’eguaglianza sostanziale.

Questa deriva deve essere fermata.

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