martedì 6 giugno 2017

Società civile? Serve a sfruconarcisi il culo?

Sentiamo un mood populista dentro che adesso anche basta!



Le elezioni si avvicinano e come ogni volta da molti anni, chi dovrebbe rappresentare gli interessi e il punto di vista del lavoro e degli sfruttati, riesce nell'impresa di farci cascare i coglioni.
Ma siamo preparati, qua si vive col 'fanculo in canna senza la sicura.

Esattamente come 5 anni fa i capoccioni dei partiti di sinistra si son fatti cogliere impreparati dall'avvicinarsi della fine della legislatura, quindi dalle nuove elezioni.
Nella vita non avrebbero un cazzo d'altro da fare, ma niente, ogni 5 anni riescono a farsi cogliere di sorpresa.
Il discorso potrebbe finire qua, proseguo solo per il gusto del farsi del male...

Così, dopo un primo istante di smarrimento - che è? si vota? compagn* che cazzo c'inventiamo a 'sto giro per gettare il culo di una quarantina di burocrat* oltre la soglia di sbarrament*? - hanno cominciato ad agitarsi per mettere insieme una lista unitaria, constatando di essere in irriducibile disaccordo su tutto pur non avendo una proposta chiara a proposito di niente.
[ per capire come ci riescano ci vorrebbe la potenza logica di un Aristotele. Io non ce la faccio ].
A quel punto però, dopo qualche settimana di inconcludente agitazione, il corpo a corpo dei capoccioni dei partiti diventa imbarazzante a livello pubblico; anche perché nel senso comune dei tanti scontenti di non avere più una compagine politica che rappresenti e organizzi gli interessi del lavoro dipendente e degli sfruttati, risulta essere non del tutto infondato il sospetto che 'sta manica di stronzi stiano in fondo litigando SOLTANTO per il proprio cadreghino.
A sbloccare l'impasse, fatalmente, arrivano allora gli esterni ai partiti, gli intellettuali, i personaggi carismatici che si vorrebbero sopra le miserie dei marescialli di fureria di cui sopra.
Li definiamo "marescialli di fureria senza compagnia" perché è ora di finirla con i complimenti immeritati, come "generali senza esercito", infatti:
1) i gradi si guadagnano sul campo e altro che generali, questi da vent'anni han meritato solo di essere degradati di volta in volta,
2) non siamo più un esercito e proprio per colpa loro
3) per meglio esprimere l'eterno archetipico dell'imboscato.

5 anni fa gli autori al fatale appello alla società civile sono stati i vari Camilleri, Flores d'Arcais con "Cambiare si può".
Quest'anno ci sorbiamo invece le amenità general-generaliste senza orizzonte di lotta alcuno dentro di Montanari e della Falcone, sospinti dall'inerzia di quel che resta dei comitati per il no.
E questi che fanno?
Un appello alla cazzo di "società civile", che il demonio se la porti in gloria o anche a 'fanculo tanto è lo stesso!

E a quel punto i capoccioni dei partiti(ni) che fanno?
Rispondo all'appello della cazzo di società civile, cioè all'appello alla politica non professionale.

Cioè, diciamocelo a chiare lettere, perché forse c'è ancora qualcuno che fa finta di non aver capito: i capi della politica di professione, quelli che dovrebbero saperci fare perché per me se la fai seriamente la "politica di professione" non è insulto e non lo sarebbe per nessuno, riescono a uscire dai propri impasse solo perché ci vengono trascinati per i capelli dagli appelli alla politica dilettantesca.
Avevamo bisogno di altre dimostrazioni su che razza di dilettanti allo sbaraglio fossero?
Credo di no.

P.S.
Loro questa scenetta la ripeteranno coattivamente in sempiterno.
Ci campano senza aver bisogno di cercarsi un lavoro vero sulla ripetizione coattiva di questa tragica sit-com, perché voi gonzi ci cascate ogni anno.
Perché smettere, in fondo?
Andranno avanti fino a quando anche voi che leggete - si proprio voi - non smetterete coattivamente di votarli, sospinti dalla speranza che tra un appello alla società civile di Camilleri nel 2013 e uno della Falcone nel 2017, non gli venga l'illuminazione di fare qualcosa di utile per il popolo.
Ma al prossimo giro, per dire, la speranza è addirittura che l'illuminazione conflittual-popolare venga al quel povero cristo ictato di Bersani, che tra una metafora a cazzo e un giaguaro senza macchie, ancora mena orgoglio delle liberalizzazioni di mercato che ha fatto e al luciferino D'Alema, mai pentito campione del mondo di privatizzazioni.
Auguri.



Enea, per il Collettivo Populista U.P.U.C.

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